Fa ancora discutere il trasferimento del reparto di Ortopedia dal Trigona di Noto al Di Maria di Avola, secondo quanto previsto dalla nuova rete ospedaliera della Regione.
Lo scontro politico
La politica si è azzuffata sulla vicenda, i deputati regionali del Pd e del M5S, Tiziano Spada e Carlo Gilistro, hanno, sostanzialmente, parlato di tradimento, annunciando delle interrogazioni parlamentari, a Riccardo Gennuso, deputato Ars di Forza Italia, sono, invece, piovute critiche per non aver “difeso” il Trigona, lui che sarebbe indicato come il garante della zona sud, essendo stato eletto in questa fetta della provincia di Siracusa
Cosa è accaduto
Ma perché questo trasferimento? A parlarne, a mente fredda, è Donatella Lo Giudice, esperta in tematiche sanitarie, vicepresidente dell’Osservatorio civico, un movimento che affronta le questioni legate all’erogazione dei servizi della sanità ma su questa vicenda precisa di parlare a titolo personale.
“Trasferimento da Avola a Noto per il Covid”
“Intervengo da osservatrice terza e attenta – dice a BlogSicilia Donatella Lo Giudice – quale provo ad essere, nella polemica che si è prodotta fra parlamentari regionali di maggioranza e opposizione, in relazione al rientro nella sua sede originale che era ubicata nell’ospedale Di Maria di Avola, del reparto di Ortopedia e traumatologia provvisoriamente allocato al Trigona di Noto a seguito della emergenza Covid”.
Il risiko dei reparti per l’emergenza Covid
Del resto, in piena emergenza pandemica quello non fu l’unico trasferimento di un reparto, come Oncologia che, dall’Umberto I, diventato il polo sanitario di riferimento per le cure del Covid, finì al Di Maria di Avola. E dopo circa 5 anni è tornato nella sua originaria sede, a Siracusa, così, dunque, Ortopedia, da Noto ad Avola.
La precarietà dei servizi al Trigona di Noto, manca Rianimazione
Il reparto di Ortopedia è tra le eccellenze dell’intero Paese, merito dello staff medico ed infermieristico ma il Trigona di Noto sconta un grave deficit. Non dispone di Rianimazione, per cui quando si eseguono degli interventi è necessario che vada tutto bene, altrimenti il paziente deve essere trasferito d’urgenza al Di Maria di Avola. Ed è questa la ragione, l’assenza della Rianimazione, per cui il Pronto soccorso di Noto è attivo solo 12 ore.
“Pazienti sono più tutelati”
“Il dottore Piccione, primario del reparto, ha spiegato – dice Lo Giudice – che operare in una struttura moderna con i servizi e le unità operative necessarie e pienamente integrate, potenzia il lavoro e garantisce meglio il paziente. Un politraumatizzato che subisce un intervento, è certamente più tutelato in una struttura che conta al suo interno il reparto di rianimazione e di chirurgia, mi sembra fin troppo scontato. Dunque perché litigate?”
Il campanilismo
Insomma, la polemica sul trasferimento del reparto rischia di essere solo una questione campanilistica ed elettorale e Lo Giudice ritiene che, considerati i servizi offerti al Di Maria di Avola, il paziente è maggiormente garantito. La domanda è: meglio curarsi in un ospedale dotato di Rianimazione o in un altro che ne è sprovvisto?
“Mi rifiuto – dice Lo Giudice – di credere che i cittadini di Noto rinuncino ad avere assicurata una maggiore sicurezza per la propria salute per non percorrere 13 km (calcolato dal Trigona al Di Maria). In fondo anche il reparto di Oncologia torna laddove era ubicato cioè all’Ospedale Umberto I di Siracusa, apriamo un contenzioso di appartenenza anche lì?” “Cari deputati, onorevoli cittadini di Noto, vi invito graziosamente ad una riflessione più ampia e più serena, magari attraverso la richiesta di un pubblico confronto, nell’interesse reale dell’intera collettività. Medici compresi”.






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