L’incremento delle forze dell’ordine non è la soluzione al problema sicurezza a Palermo: è necessario spezzare il legame tra criminalità e disagio sociale. Questo il messaggio che Antonello Cracolici lancia in seguito all’incontro avuto in Prefettura con forze dell’ordine e magistratura. Il lavoro di mappatura dello stato di Cosa nostra condotto nelle ultime settimane dalla commissione Antimafia ha messo in luce una presenza ancora costante della criminalità organizzata. Dopo l’ultimo fatto di cronaca, l’omicidio di Paolo Taormina, l’attenzione si è spostata sulla necessità di attuare presidi: in questo senso, la prossima seduta della commissione si terrà nel quartiere Zen.
A Palermo girano troppe armi
Altro tema fondamentale che l’esponente del Pd ha voluto sottolineare è stata la massiccia presenza di armi in città: “Palermo in questo momento ha una quantità di armi che ci preoccupa. Quando un ragazzino a vent’anni si compra un’arma, attraverso il dark web o il fruttivendolo di prossimità, o comunque quando girano tutte queste armi è chiaro che ciò avviene perché sta diventando uno status symbol. L’idea che si costituisce è che per contare devi essere armato: ci dobbiamo interrogare su questo, ne va della vita di tutti noi e della sicurezza dei nostri figli”.
La cultura mafiosa attrattiva per le nuove generazioni
La cultura mafiosa rimane un modello seducente per le nuove generazioni poiché fonte di facile ricchezza. Su questo punto ci si è interrogati circa la soluzione del fenomeno, sempre più in crescita tra i giovani: “La presenza della cultura mafiosa sta diventando sempre più attrattiva per le nuove generazioni e su questo le istituzioni si devono interrogare, così come devono farlo sulla strategia di rottura tra i modelli culturali e la gente verso cui vengono” afferma Cracolici.
“Lo Zen non è Maranzano”
Dopo l’omicidio di Taormina, l’attenzione di istituzioni e cittadini si è concentrata sul quartiere Zen. Anche su questo punto è intervenuta la commissione, evidenziando come l’intero quartiere non si possa ridurre ad un cognome, Maranzano. Ciò che risulta utile, spiega Cracolici, è stimolare buona parte del rione a non stare in silenzio e reagire di fronte alla violenza dilagante: “Lo Zen non è Maranzano, ma è fatto anche di persone che escono la mattina per andare a lavorare, cercano di studiare, frequentano licei e università: vogliamo far sì che questa parte del quartiere abbia consapevolezza che non può continuare a stare in silenzio o altrimenti sarà travolta”.
E la prossima riunione della Commissione sarà convocata proprio allo Zen






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