Un finto annuncio online, una donna che si finge escort, e poi l’irruzione improvvisa di un “marito geloso” pronto a colpire. Sembra la trama di un film, ma è quanto accaduto realmente a Roma, nel quartiere Collatino, dove tre persone sono state arrestate e due già condannate a pene tra i 3 e i 4 anni per una serie di truffe, rapine e aggressioni.
Secondo quanto ricostruito dalle autorità, il gruppo operava con uno schema preciso e collaudato, riuscendo ad attirare almeno dieci vittime, tutte raggirate con la promessa di un incontro a pagamento. Ma dietro la facciata di una serata erotica si nascondeva un sistema violento e intimidatorio finalizzato al furto.
L’annuncio-trappola e l’aggressione improvvisa
Tutto cominciava con un annuncio pubblicato su siti d’incontri, in cui si offrivano rapporti a pagamento, anche di gruppo. Il numero di telefono indicato cambiava di volta in volta, ma la voce all’altro capo del filo era sempre la stessa: quella di una donna che, con tono suadente, fissava l’appuntamento nell’appartamento della zona Collatino.
Una volta dentro casa, il cliente veniva accolto con discrezione. Gli veniva chiesto di pagare anticipatamente, dopodiché veniva accompagnato in camera da letto. Era proprio in quel momento che scattava la trappola. Dal guardaroba o da un’altra stanza irrompeva un uomo, che si presentava come il marito della donna. Con toni minacciosi urlava frasi come:
“Che ci fai qui? Non ti vergogni? Se non te ne vai ti sfondo”.
L’aggressione fisica era immediata: pugni, spintoni, urla. In preda alla paura e alla confusione, le vittime scappavano spesso lasciando tutto dietro di sé: portafogli, telefoni, vestiti. In altri casi, i truffatori bloccavano i malcapitati e li costringevano a consegnare denaro extra, gioielli, carte di credito o addirittura l’automobile.
Una rete di truffe ben organizzata
La modalità, apparentemente semplice, è stata ripetuta più volte in un arco temporale ancora oggetto di indagine. Nonostante i numeri di telefono venissero cambiati, la fisionomia dell’imbroglio era sempre la stessa, tanto da permettere agli inquirenti di collegare i diversi episodi e individuare i responsabili.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, le vittime accertate sono almeno dieci, ma non si esclude che molti altri clienti non abbiano sporto denuncia per imbarazzo o timore di esposizione. Gli arresti hanno rivelato che il gruppo non si limitava alle truffe in casa, ma si era reso responsabile anche di altre attività criminali, ben più complesse.
Rapine, minacce e finti posti di blocco
Le indagini hanno permesso di collegare i tre arrestati anche a un’aggressione a un farmacista, avvenuta nel quartiere Casal Bruciato, sempre nella Capitale. Inoltre, sarebbero stati protagonisti di un’azione particolarmente grave: l’organizzazione di finti posti di blocco, in cui si fingevano agenti dell’antidroga. Fermavano gli automobilisti per presunti controlli e li derubavano di contanti e carte di credito.
In un altro episodio, il gruppo avrebbe minacciato un tassista per costringerlo a offrire una corsa gratuita, usando lo stesso tono intimidatorio che avevano riservato alle altre vittime.
Un vero e proprio sistema di microcriminalità a danno di cittadini comuni, basato su inganno, aggressione fisica e minaccia.
Le condanne e le misure cautelari
Alla fine dell’indagine, coordinata dalle forze dell’ordine romane, tre componenti della banda sono stati arrestati. Due sono già stati condannati con pene comprese tra i 3 e i 4 anni di reclusione.
Le accuse, pesanti, comprendono:
- Rapina aggravata
- Percosse
- Truffa
- Violenza privata
Le autorità hanno sottolineato come la modalità con cui venivano colpite le vittime fosse “deliberatamente umiliante e violenta”, sfruttando il contesto sessuale per ottenere vantaggio economico con la forza.
Lo sapevi che…?
Secondo un’indagine dell’Istituto Europeo per la Sicurezza Digitale, più del 35% delle truffe legate a incontri online non viene mai denunciato. Il motivo principale è il senso di vergogna, soprattutto quando si tratta di situazioni intime o compromettenti. Questo rende ancora più difficile tracciare i responsabili e tutelare le vittime.






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