Barbara Elisa Yabeta Borges aveva solo 28 anni. Lavorava in banca ed era anche una travel blogger molto seguita in Brasile, con oltre 18.000 follower su Instagram. Il 31 ottobre, mentre si trovava sul sedile posteriore di un’auto, è rimasta tragicamente uccisa da un proiettile vagante a Rio de Janeiro, proprio nei pressi del cavalcavia Fundão, durante una sparatoria tra bande criminali rivali.

Secondo il racconto del conducente, i colpi sono stati esplosi mentre stavano transitando nella zona. Uno dei proiettili ha colpito Barbara alla testa. È stata immediatamente trasportata d’urgenza all’Ospedale Generale di Bonsucesso, ma i medici non hanno potuto salvarle la vita. Le autorità locali hanno confermato che la sparatoria era legata a uno scontro tra gruppi armati rivali. La polizia militare del 22° battaglione è intervenuta recuperando un fucile, diversi caricatori e munizioni.

Una riflessione toccante poche ore prima della tragedia

Solo poche ore prima della sua morte, Barbara aveva condiviso un messaggio profondo e carico di significato sul suo profilo Instagram. Invitava i suoi follower a prendersi cura delle persone care e ricordava che “nessuno è insostituibile”. Parole che oggi suonano come un doloroso addio. Barbara lavorava in una banca nella zona sud di Rio de Janeiro e da poco era stata promossa. Amava lo sport e la natura, e condivideva spesso foto di escursioni, corse all’aperto e viaggi, raccontando esperienze e ispirando migliaia di persone.

Una città sotto assedio dopo un’operazione record

Appena una settimana prima, la città ha vissuto un’operazione militare senza precedenti: 2.500 agenti e soldati sono stati dispiegati per fronteggiare il gruppo criminale Comando Vermelho (Comando Rosso) nelle favelas di Penha e Complexo do Alemão. Il bilancio è drammatico: 132 morti, tra cui 4 poliziotti, in quello che molti residenti hanno definito un vero “massacro”.

Secondo quanto riferito dal segretario della polizia dello Stato di Rio, Felipe Curi, numerosi corpi di sospetti sono stati ritrovati in una zona boschiva, dove avrebbero indossato uniformi mimetiche e si sarebbero scontrati con le forze dell’ordine. Tuttavia, quando le autorità sono arrivate, molti corpi risultavano spogli o in abiti civili, suscitando sospetti su possibili manomissioni delle prove da parte dei residenti locali. “Questi individui erano in assetto da combattimento, ma poi sono stati trovati in mutande o in pantaloncini, come se fossero passati attraverso un portale e avessero cambiato abiti”, ha dichiarato Curi in conferenza stampa.

Proteste e grida di giustizia nei quartieri popolari

Nel quartiere di Penha, decine di residenti hanno circondato i camion che trasportavano i corpi delle vittime, esposti in una piazza  centrale, gridando “massacro” e “giustizia”. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, mostrando il volto più crudo della repressione. “Perché non li hanno arrestati? Perché ucciderli così?”, ha detto Elisangela Silva Santos, 50 anni, abitante del quartiere. “Molti erano ancora vivi e chiedevano aiuto. Sì, sono trafficanti, ma sono esseri umani”.

Lo sapevi che…?

Rio de Janeiro è una delle città con il tasso di omicidi più alto in America Latina, nonostante le forti presenze militari. Secondo l’Istituto di Pubblica Sicurezza del Brasile, nel 2024 si sono registrati oltre 4.000 omicidi nello stato di Rio, molti legati a lotte territoriali tra gruppi criminali armati.

Fonte: Daily Mail.