Il tribunale di Palermo ha assolto Marcello Asciutto, funzionario della Regione Siciliana accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’imputato era difeso dall’avvocato Raffaele Bonsignore.
Secondo l’accusa, che nei confronti di Asciutto aveva chiesto una condanna a 6 anni, in cambio di informazioni sullo stato di alcune pratiche amministrative, della predisposizione di provvedimenti autorizzativi e del rilascio di pareri favorevoli illegittimi, il funzionario avrebbe incassato 30mila euro.
I progetti che Asciutto avrebbe “spinto” erano relativi alla costruzione e all’esercizio degli impianti di biotemetano di Franconfonte (Sr) e Calatafimi – Segesta (TP), proposti dalla cordata imprenditoriale guidata da Francesco Paolo Arata, faccendiere vicino alla Lega, e Vito Nicastri, imprenditore ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
Asciutto, assistito dall’avvocato Raffaele Bonsignore, ha sempre negato le accuse. Nicastri, divenuto il principale accusatore di Asciutto, lo aveva definito un “architetto” in contatto con Causarano. “Io no sono architetto”, spiegò l’imputato.
Disse che sulle pratiche contestate c’era la firma di altri colleghi perché erano decisioni collegiali. Nessun favore a Nicastri, dunque. Aggiunse di avere avuto contatti con Arata, ma solo perché gli avrebbe chiesto delle informazioni sulla pratica
Gli veniva anche contestata una trasferta del 2019 all’Ikea di Catania con rientro a Palermo dodici minuti dopo il suo arrivo. Disse che c’era andato comprare un servizio di piatti, non lo aveva trovato ed era andato via subito.






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