Il Tribunale del riesame di Palermo ha annullato il provvedimento con il quale la Procura aveva disposto il sequestro probatorio del denaro trovato nell’abitazione dell’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro nel corso di una perquisizione, effettuata i primi di novembre, nell’ambito di una inchiesta per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti che vede coinvolto l’ex governatore.
I giudici hanno accolto la richiesta di annullamento presentata dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano secondo i quali i soldi – circa 80mila euro – erano posseduti legittimamente e che non ci fossero quindi i presupposti per un sequestro probatorio.
Il denaro oggi dissequestrato era stato rinvenuto nell’abitazione palermitana di Totò Cuffaro nel corso delle perquisizioni effettuate tre settimane fa, al momento della notifica delle richieste di arresto da parte dei carabinieri del Ros: gli altri soldi, poco piu’ di 40 mila euro (per un totale di 80 mila euro sequestrati complessivamente), erano nella residenza di campagna dell’ex presidente della Regione Siciliana, a San Michele di Ganzaria (Catania).
Su questo secondo sequestro è competente però la magistratura del capoluogo etneo, che non avrebbe ancora deciso. L’ex presidente della Regione Siciliana, indagato per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti, aveva sostenuto che si trattasse di denaro di provenienza lecita, in particolare quello custodito nella tenuta del Catanese, provento della vendita dei prodotti dell’azienda agricola del presidente dimissionario della Dc e della moglie, Giacoma Chiarelli.
Ancora nessuna decisione del Gip sulla richiesta di arresti
Nel frattempo si attende la decisione del Gip sulla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura nei confronti di 17 persone, compreso Cuffaro. Nell’interrogatorio preventivo Cuffaro non ha risposto alle domande per precisa scelta degli avvocati difensori
“Ciò in quanto – è scritto in una nota che gli avvocati diffusero subito dopo l’interrogatorio preventivo – si ritiene indispensabile, prima di sottoporsi a qualsivoglia interrogatorio, un approfondimento sul compendio probatorio con il quale misurarsi, con particolare riferimento al contenuto delle intercettazioni. Tale convincimento nasce anche dal fatto che l’unica trascrizione di intercettazione ambientale finora ascoltata, anche con l’ausilio di un consulente tecnico espressamente nominato, è risultata errata su un punto di centrale rilevanza per la configurabilità del reato contestato al capo 5) in concorso con Vetro, Pace e Tomasino (nel senso che non si ravvisa la parola ‘soldi’ e la frase in questione, diversamente da quanto emerge nella trascrizione, non è stata proferita dal Dott. Cuffaro)”. “Nel corso dell’udienza camerale la difesa ha eccepito l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tutte le incolpazioni provvisorie contestate, nonché l’inutilizzabilità della relazione di servizio contenente asserite dichiarazioni spontanee rese dal Dott. Cuffaro e da questo disconosciute”, conclude la nota.






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