Lavoratori, precari, pensionati e studenti: ecco il capitale umano che ha dato vita allo sciopero indetto dalla Cgil contro la manovra finanziaria. E in Sicilia nel mirino finisce anche l’operato del governo regionale.

E se le rivendicazioni sul piano nazionale parlano di una protesta contro una finanziaria ritenuta ingiusta e poco equa, la declinazione siciliana della protesta prende di mira anche la manovra di bilancio della Regione siciliana.

Mannino, “da Palermo e Roma nessuna risposta ai drammi sociali”

Per Alfio Mannino, segretario generale della Cgil in Sicilia  “lungo l’asse Palermo Roma non si danno risposte alle tante emergenze che attraversano la Sicilia e il mezzogiorno nel suo complesso. Nessuna risposta per una politica fiscale equa, nessuna risposta rispetto a una riforma previdenziale che garantisca il diritto a una pensione giusta e dignitosa. E poi in questa finanziaria nazionale c’è una cifra che la dice lunga. Alla voce investimenti c’è la cifra zero. E quando in una regione come la Sicilia, che ha grandi divari sul piano delle infrastrutture materiali e immateriali non si fanno quei dovuti investimenti. Io credo che questo faccia sì che i divari si allargano ancora di più. Finito il PNR in Sicilia non ci sono altre risorse”.

“Ragazzi in fuga dalla Sicilia e nessuno fa nulla”

Mannino punta il dito anche contro il silenzio sul disagio giovanile. “Ogni anno 30000 ragazzi e ragazze vanno via da questa terra. E proprio ieri, penso all’Università di Palermo, sono uscite le graduatorie sulle borse di studio e il 60% dei ragazzi dichiarati idonei saranno non assegnatari perché mancano le risorse. Ed è chiaro che questo determina il fatto che i ragazzi e le ragazze scappano via da questa terra”.

Sullo sfondo per il segretario Cgil c’è anche la questione morale: “viene utilizzata la spesa pubblica non per affrontare i problemi che questa regione ha, ma per alimentare clientele, malaffare ruberie e sprechi”.

L’universo della protesta era un contenitore multicolore e multi dimensionale: lavoratori, precari, disoccupati, Studenti e docenti universitari, tutti in marcia per rivendicare quei diritti e quelle speranze che nella narrativa di chi protesta vengono negate sia dal governo nazionale sia dall’esecutivo regionale

Sono tanti i dossier delle crisi aperte rivendicate dalla piazza, e la situazione è aggravata da una fragilità economica delle classi più marginali, dati che sembrano contraddire le prospettive di crescita e sviluppo evocate dalla maggioranza che governa l’isola.

Il segnale dalla piazza dovrà essere raccolto, soprattutto perché la manifestazione ha visto la partecipazione trasversale, per quel che riguarda la Sicilia, del fronte politico dell’opposizione. Al corteo, infatti hanno partecipato esponenti del Movimento Cinque stelle e del Partito Democratico. Sullo sfondo c’è anche la questione morale, un vulnus che sembra dimostrare – per chi ha aderito alla protesta –  che l’esercizio del buon governo sia una chimera da sacrificare sull’altare degli interessi di parte e di partito.

Schillaci, “Manovre vuote, le famiglie sono in ginocchio”

Un parallelo tra le manovre di Palermo e Roma è proposto anche da Roberta Schillaci, deputato regionale dei Cinquestelle: “sia la manovra nazionale che quella regionale sono manovre vuote, perché non si pensa ad uno sviluppo serio e concreto dei territori, ma soprattutto non si agevolano le famiglie che devono lottare ogni giorno col carovita e col caro energia”.

Barbagallo, “diciamo no a queste manovre ingiuste”

Tony Barbagallo, deputato nazionale dem, elenca così le ingiustizie, a suo dire, contenute nella manovra nazionale: “diciamo no a questa legge di bilancio nazionale che aumenta la pressione fiscale, innalza l’età pensionabile e soprattutto non garantisce nessuna misura vera per il precariato. Ci preoccupa anche la situazione della sanità e in particolare della sanità in Sicilia, su cui l’impatto del governo Schifani è solo quello di trattare il sistema sanitario soltanto come un limone da spremere. Le notizie, le indagini e gli articoli di giornale fanno emergere uno spaccato angosciante, dove di tutto si curano tranne dell’interesse pubblico. E la logica del favore è diventata la regola”.