E’ stato sciolto, con un decreto del presidente della Regione, Renato Schifani, il Consiglio comunale di Francofonte. Nello stesso provvedimento è indicata la nomina del commissario straordinario, Angelo Sajeva, che eserciterà le funzioni  dell’assemblea civica “fino alla scadenza naturale prevista per il suddetto organo”.

I passaggi amministrativi

Alla base della decisione, la volontà da parte del Consiglio di non approvare  la variazione di bilancio di previsione finanziario 2025/2027. Una vicenda emersa poco meno di un mese fa quando il sindaco di Francofonte, Daniele Lentini, candidatosi alle recenti elezioni per il Libero consorzio sostenuto da FdI, Noi moderati e Forza Italia, inviò una nota Dipartimento delle Autonomie Locali per comunicare l’immobilismo dell’aula.

L’azione del commissario ad acta e le stoccate del presidente della Regione

Ci ha poi pensato il 3 dicembre scorso il commissario ad acta ad approvare la proposta dopo aver prima sollecitato i componenti dell’aula a farlo: un tentativo che, evidentemente, non ha avuto alcun successo. E così, nel decreto del presidente della Regione viene stigmatizzato il comportamento dei consiglieri,  che segnala “l’inadempienza del Consiglio comunale rispetto all’attività diffidatoria, posta in essere dallo stesso commissario”.

I sospetti di infiltrazione mafiosa

Ma è l’intero Comune di Francofonte che rischia di essere sciolto ma per sospetti di infiltrazioni mafiose. Nei mesi scorsi il ministero dell’Interno ha istituito una Commissione prefettizia con l’obiettivo è di svelare se Cosa nostra condiziona l’attività dell’amministrazione comunale.

Cosa farà la Commissione

Da quanto emerge, le attenzioni sarebbero nate dall’incrocio tra un esponente di spicco del Comune ed una società, riconducibile alla sua famiglia, da qui i sospetti di legami con Cosa nostra. Si tratta solo di ipotesi che saranno al vaglio della Commissione prefettizia, che, al termine della sua istruttoria, consegnerà la relazione al ministro dell’Interno, il quale deciderà se sciogliere o meno il Comune.

I due Comuni del Siracusano sciolti per mafia

Per il momento, solo due Comuni del Siracusano sono stati sciolti per mafia: il primo è stato Augusta nel 2013, il secondo Pachino, nel febbraio del 2019, quando alla guida c’era il sindaco del Pd, Roberto Bruno, che ha sempre contestato la decisione assunta dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini.