Le tangenti intascate nel bagno di un ristorante. È la confessione fatta da uno degli indagati dell’inchiesta sulla cooperativa “Nido d’Argento”, che ha portato all’arresto del comandante della polizia locale di Agrigento Gaetano Di Giovanni. Lo scrive il quotidiano Live Sicilia. A confessarlo è stato Aldo Raimondi, responsabile del settore politiche sociali e culturali del Comune di San Cataldo, finito nelle scorse settimane ai domiciliari.

Le mazzette

Il funzionario ha ammesso al procuratore aggiunto Paolo Guido e ai sostituti Giacomo Brandini, Giulia Falchi e Chiara Capoluongo, il giro di tangenti. Raimondi avrebbe parlato di mazzette incassate nei parcheggi di un noto negozio di abbigliamento ma anche nel bagno di un ristorante e di soldi ricevuti tra i biglietti del gratta e vinci. La somma ammonterebbe a circa 15mila euro e il tutto ruoterebbe intorno alla cooperativa “Nido d’Argento” e all’imprenditore Giuseppe Gaglio.

Obbligo di dimora per l’ex sindaco di Partinico

Il tribunale del riesame ha revocato gli arresti domiciliari all’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo, finito al centro dell’inchiesta di corruzione per agevolare l’assegnazione di appalti alla cooperativa Nido d’argento. A Lo Biundo, difeso dall’avvocato Nino Zanghì, in alternativa è stato imposto l’obbligo di dimora da Partinico.

Ai domiciliari Gaetano Di Giovanni

Il gip ha concesso invece i domiciliari a Gaetano Di Giovanni, comandante della polizia municipale nonché capo di gabinetto del sindaco Francesco Miccichè, finito in carcere nella stessa operazione con l’accusa di corruzione. Di Giovanni, 59 anni, all’epoca dei fatti, ovvero nell’estate del 2021, dirigente del distretto socio-sanitario di Agrigento, è accusato di avere favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare per anziani non autosufficienti, alla società Medea e l’affidamento dei servizi socio-assistenziali nei Comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento, alla Nido d’Argento, ricevendo dai rappresentanti della società la somma di 7.500 euro.

L’inchiesta

L’inchiesta dei carabinieri di Palermo su un giro di mazzette a pubblici ufficiali in cambio di appalti ha portato a 11 misure cautelari lo scorso 11 aprile. Le manette scattarono per Giuseppe Gaglio, legale rappresentante e presidente del cda della cooperativa Nido d’Argento, Massimiliano Terzo, dipendente della coop e Gaetano Di Giovanni.