C’è un nuovo pentito alla base del blitz dei carabinieri che alle prime luci dell’alba hanno stretto le manette ai polsi di sette persone tutte accusate a vario titolo di far parte della mafia di Menfi nell’Agrigentino. Si tratta di Vito Bucceri che venne raggiunto da provvedimento restrittivo nella prima operazione Opuntia risalente a 2016. In base alle sue dichiarazioni i sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Alessia Sinatra e Claudio Camilleri hanno chiesto e ottenuto le ordinanze di custodia cautelare in carcere nella seconda “Opuntia” scattata oggi.
Bracciante agricolo considerato a capo della famiglia di Menfi, Bucceri, nell’agosto 2016 decise di saltare il fosso e collaborare con la giustizia fornendo oltre 200 pagine di dichiarazioni.
In manette sono finiti Tommaso Gulotta, 52 anni; Cosimo Alesi e Giuseppe Alesi, rispettivamente di 52 e 47 anni; Matteo Mistretta di 32 anni; Vito Riggio di 48 anni e Pellegrino Scirica di 62 anni, tutti di Menfi. Ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per Domenico Friscia, 53 anni, di Sciacca.
Sono tutti ritenuti responsabili di associazione mafiosa e di aver perseguito, nella valle del Belìce, il controllo di attività economiche e di appalti pubblici. Documentati collegamenti con capi mandamento e capi famiglia di Sciacca (AG) e dintorni.
Secondo le accuse mosse oggi Pellegrino Scirica metteva a disposizione il suo ambulatorio medico per summit di mafia con i quali si voleva ricostruire la famiglia mafiosa di Menfi dopo i colpi inferti dallo stato che nel 2008 aveva smantellato Cosa nostra agrigentina del Belice con l’operazione Scacco matto.
Fra gli indagati Domenico Friscia reggente della famiglia di Sciacca sarebbe stato incaricato della ricerca di armi da fuoco per ricomporre l’arsenale delle famiglie.
Oltre a mafia ed estorsioni le famiglie si stavano dedicando al controllo delle slot machine, un nuovo business importante per la criminalità organizzata.
Con l’operazione di oggi la famiglia di Menfi è stata nuovamente azzerata mentre nei giorni scorsi con l’operazione Montagna era stata azzerata anche quella del capoluogo Agrigento e anche lì c’è, adesso, un nuovo pentito che parla e fa tremare l’intera Sicilia centrale.
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