Un cucciolo di cane impiccato in una zona di campagna dell’agrigentino, non distante da Canicattì. Poi ancora un Pit bull maltrattato nei pressi del cucciolo morto. La foto, diffusa sul web sta ora scatenando molte polemiche anche se i fatti sono avvenuti la scorsa estate.

Tutto vero, però, così come confermato da alcune volontarie della zona che riferiscono di episodi di maltrattamento, purtroppo non rari. Un grido di dolore lanciato da chi, in zona, si occupa dei randagi dovundo pure subire commenti inopportuni da parte di chi non vive da quelle parti.

Una situazione complicata quella del randagismo in provincia di Agrigento. Sebbene non si conoscono le cause che hanno portato mani ignote ad impiccare il cucciolo, non è da escludere che qualcuno abbia deciso di “risolvere” il problema randagismo uccidendo i cani ed addirittura mettendo in scena l’orrenda esibizione.

Non tantissime, ma ci sono. Le volontarie del posto sfogano la loro rabbia perchè ogni giorno “combattiamo con un sistema inesistente, invisibile, come invisibili sono i tanti randagi che popolano il paese”. Il randagismo, affermano, ha raggiunto livelli inimmaginabili e le risposte da parte delle istituzioni sembrano essere carenti.

Il dito viene puntato contro l’assenza di sterilizzazioni così come, in generale, sulla mancanza di campagne di sensibilizzazione. Bisognerebbe, inceve, iniziare dalle scuole, per motivare i ragazzi al rispetto verso gli esseri viventi. Una lotta, anche contro l’indifferenza e le crudeltà nei confronti dei randagi. La loro colpa, fanno sapere le volontarie, è solamente quella di essere abbandonati dall’uomo. “Ogni giorno arrivano chiamate, ogni giorno c’è una cucciolata abbandonata, ogni giorno c’è un cane ferito, le associazioni vicine sono piene, i canili (qui ne siamo sprovvisti) altrettanto, d’estate poi la situazione degenera ulteriormente! È dura girare in macchina e vedere cani a destra e sinistra e non poterli aiutare tutti, perché ormai le nostre case sono diventate dei canili veri e propri. Non riceviamo aiuti da nessuno, se non fosse per le tante donazioni che generosamente arrivano tramite i social saremmo nei guai. È la nostra determinazione nel voler salvare tutte le anime in difficoltà e il troppo amore che ci fanno andare avanti, con la speranza che un giorno qui, come in tutta la Sicilia, le cose cambino, ma soprattutto che cambi la mentalità dei cittadini!”.

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