Un intervento urgente contro l’inquinamento del fiume Naro che rischia di diventare una bomba ecologica. E’ quanto chiede Mareamico con una lettera al prefetto di Agrigento.
Il fiume Naro, che attraversa le campagne di Canicattì, Naro, Camastra e Favara, in provincia di Agrigento, da tempo avrebbe cambiato colore, ma non per motivi naturali. Alcuni frantoi oleari continuerebbero a sversare le acque di vegetazione direttamente nel fiume, creando un danno enorme per l’ambiente e il territorio.

A lanciare l’allarme è, ancora una volta, l’associazione Mareamico, (associazione che ha lo scopo di fornire una corretta e aggiornata informazione delle problematiche marine) che ha documentato con foto e video lo stato del fiume. “Nonostante i controlli dei carabinieri del nucleo ambientale c’è chi ancora fa il furbo e inquina senza scrupoli” scrivono gli attivisti.
Un depuratore che non funziona

Le acque di vegetazione, spiegano gli esperti, sono molto più inquinate delle normali acque reflue : si parla di un potere inquinante circa 200 volte superiore a quello delle acque fognarie. Ecco perché il fiume assume quel colore.

Una soluzione in realtà ci sarebbe e risiederebbe nel nuovo depuratore a Timpa dei Palombi, tra Agrigento e Favara. Il depuratore è stato ultimato ed è pronto ad entrare in servizio e potrebbe essere la chiave per uscire da questa situazione, se solo funzionasse.
Depuratore pronto ma non c’è il collegamento elettrico

Il depuratore in questione non può, però, essere avviato perché manca l’elettricità. Sempre secondo il racconto degli attivisti di Mare Amico l’Enel, nonostante le richieste della direzione lavori e dell’ATI idrico (Assemblea Territoriale Idrica), non ha ancora installato la linea necessaria per far funzionare l’impianto. Ne deriva una situazione paradossale: dopo anni di lavoro tutto è pronto, ma manca la corrente per far partire la depurazione.
Una lettera al prefetto
L’associazione Mareamico ha così deciso di scrivere al Prefetto di Agrigento, chiedendo un intervento urgente per cercare una soluzione. “Non possiamo più aspettare, il nostro mare e il nostro territorio non possono pagare per colpa di ritardi incomprensibili” dichiarano.
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