Rinvio a giudizio dell’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, accusato di avere “insabbiato” un’informativa antimafia che avrebbe stoppato Girgenti Acque; di due carabinieri accusati di corruzione per avere barattato l’assunzione di un familiare nella società con favori di ufficio e informazioni riservate e di alcuni dirigenti della società accusati di avere sostenuto il patron Marco Campione a consolidare la sua rete corruttiva a tutti i livelli.

E’ iniziata la requisitoria del procuratore reggente Salvatore Vella all’udienza preliminare scaturita dalla maxi inchiesta denominata Waterloo che ipotizza l’esistenza di un complesso intreccio affaristico messo in piedi da Campione per alimentare i propri affari.

Sette i rinvii a giudizio proposti

Otto su 45 le posizioni esaminate nella prima parte dell’intervento: sette i rinvii a giudizio proposti, per uno solo è stato proposto il proscioglimento. Professionisti, politici, uomini delle istituzioni e forze dell’ordine sarebbero stati a disposizione della società e, in particolare del suo presidente Marco Campione, in cambio di favori e posti di lavoro per familiari e amici. In questo modo il potente imprenditore avrebbe avuto protezioni, favoritismi e vantaggi a tutti i livelli.

Un’archiviazione

Non doversi procedere, invece, per il giornalista Alfonso Bugea, finito sotto inchiesta per l’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere che scaturiva dall’avere asservito il suo ruolo di responsabile della redazione di Agrigento del Giornale di Sicilia, con campagne di stampa pilotate e articoli a senso unico che avevano la finalità di compiacere Campione che fece assumere il figlio alle dipendenze della società che gestiva il servizio idrico.

Il Gip ha escluso utilizzo alcune intercettazioni

Il giudice per l’udienza preliminare Micaela Raimondo, in una delle udienze precedenti, ha escluso l’utilizzabilità di diverse intercettazioni per differenti ragioni procedurali. La conseguenza, come nel caso di Bugea, è che sono venute meno diverse fonti di prova.

“Non ci sono altri elementi – ha detto il procuratore Vella – per sostenere l’accusa in giudizio”.

Chiesto rinvio a giudizio per due carabinieri

Il rinvio a giudizio, invece, è stato chiesto per due carabinieri: Salvatore Aiola, brigadiere capo in servizio al nucleo radiomobile di Agrigento, avrebbe omesso di multare alcuni dipendenti della società che avevano commesso delle gravi violazioni, su espressa richiesta di Campione, e rivelato notizie riservate sull’attività delle pattuglie. In cambio sarebbe stato ricompensato con l’assunzione della figlia a Girgenti Acque.

Il maresciallo Leonardo Di Mauro, invece, si sarebbe fatto corrompere rivelando notizie riservate in cambio dell’assunzione della moglie. Anche nel suo caso non ci sono più intercettazioni utilizzabili dopo l’ordinanza del giudice ma il procuratore ritiene che la prova della sua colpevolezza, o comunque gli elementi necessari per un approfondimento in dibattimento, arrivino dalle sue stesse dichiarazioni in cui ha tentato di difendersi.

Per lo stesso Diomede, al quale ha riservato oltre un’ora del suo intervento, il capo dei pm agrigentini ha sostenuto che le prove a suo carico arrivassero – in assenza di intercettazioni, dichiarate inutilizzabili – dalle dichiarazioni di una funzionaria che ha ricostruito le procedure che dovevano portare al provvedimento amministrativo – emesso solo nel 2019 dopo che il consiglio dei ministri rimosse Diomede, coinvolto nell’indagine – che avrebbe estromesso Girgenti Acque dalla gestione del servizio idrico.

Altre richieste di rinvio a giudizio

Il rinvio a giudizio, infine, è stato sollecitato per Francesco Barrovecchio, responsabile tecnico della Hydortecne, società collegata a Girgenti Acque, ritenuto un componente della presunta associazione a delinquere come Piero Angelo Cutaia, direttore amministrativo di Girgenti Acque e Igino Della Volpe, consigliere di amministrazione di Girgenti Acque, accusato di avere falsificato i bilanci. L’agente di commercio Silvio Apostoli, invece, è accusato di ricettazione per avere acquistato – secondo i pm – 620 chiusini in ghisa dalla Cina con la finalità di truffare gli utenti facendo risultare un consumo superiore di acqua.

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