Arriva un provvedimento di irrigazione d’emergenza per il territorio agricolo di Ribera. Ad annunciarlo è la deputata regionale di Forza Italia Margherita La Rocca Ruvolo: “Si potrà procedere con il completamento della seconda irrigazione soccorso nel comprensorio di Ribera servito dalla diga Castello” fa sapere.

“Lo ha deciso oggi la cabina di regia per l’emergenza idrica accogliendo la richiesta del commissario per l’emergenza idrica in agricoltura e zootecnia, Fulvio Bellomo, che aveva proposto di poter prelevare dalla diga Castello, sin da subito, 250.000 mc di acqua per consentire di mettere in pressione gli impianti irrigui con la portata necessaria e, quindi, di completare il secondo turno irriguo nel giro di pochi giorni. Proposta che ha avuto il parere positivo dell’assessorato dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità, tramite una nota del dirigente generale Arturo Vallone”.

L’intervento della cabina di regia

“Un ringraziamento – aggiunge la parlamentare – va al governo regionale, alla cabina di regia, al commissario Bellomo, al dirigente Vallone e al capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, per la sensibilità con la quale stanno governando una crisi idrica drammatica che ha già provocato danni enormi alle aziende agricole del nostro territorio, dare la possibilità di completare la seconda irrigazione di soccorso consentirà di salvare le piante dei nostri agricoltori”.

La polemica nell’Agrigentino

Ma intanto nell’Agrigentino cresce la polemica sulla gestione dell’AICA (Azienda Idrica Comuni Agrigentini) i cui conti correnti sono stati pignorati proprio in un momento di grande crisi idrica.

A denunciare la situazione è il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro che dopo un attacco ai sindaci AICA chiede un intervento regionale “Rinnovo, un appello forte e accorato al Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, affinché segua con attenzione l’evoluzione della vicenda e intervenga, ove necessario, con i poteri sostitutivi previsti dalla legge. Sarebbe paradossale e intollerabile che, dopo essere riusciti in tempi brevissimi a realizzare i dissalatori, non si metta nelle condizioni l’azienda di garantire la distribuzione dell’acqua. Sarebbe un peccato imperdonabile, un errore senza possibilità di assoluzione”.