“Lampedusa e’ un’isola bellissima, un regalo che ci ha fatto il Dio e che ha messo sulle rotte dell’immigrazione. E dentro Lampedusa ha messo un popolo grandissimo, i lampedusani. Un popolo che custodisce diversi doni, della pazienza, dell’accoglienza e anche della misericordia. Dobbiamo ricordarci che i lampedusani da 25 anni vivono questo fenomeno. Per questo se oggi si parla di concedere il Nobel ai lampedusani sarebbe sicuramente meritato”.
Lo ha detto a Palermo, Pietro Bartolo, il medico che da anni segue l’emergenza migranti a Lampedusa che con il regista Gianfranco Rosi e’ appena rientrato vincitore dell’Orso d’Oro al festival di Berlino con il documentario “Fuocoammare”.
Stamane Bartolo, che ha portato con se’ la statuetta conferita alla pellicola premiata a Berlino, per essere consegnata oggi a tutta Lampedusa, e’ stato ricevuto dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, assieme al direttore dell’Asp 6
Antonio Candela e l’assessore alla Salute Gucciardi.
“Ho provato una grande soddisfazione – ha detto Bartolo riferendosi al tributo al film di Rosi – anche se non sono un attore ne’ un regista ma un semplice medico che cerca di fare il possibile per queste persone che arrivano dall’Africa. Faccio solo il mio dovere”.
Poi, riferendosi al regista ha detto: “Il maestro Rosi e’ una persona sensibile tanto quanto i siciliani che ha saputo
rappresentare questa tragedia e ha saputo entrare negli occhi della gente. Sono orgoglioso di essere suo amico perche’ ha
saputo raccontare quello che succede a Lampedusa entrando nei cuori di tutti quelli che hanno visto il film. E questo era il mio obiettivo, far sapere quello che succede a Lampedusa e lui c’e’ riuscito. Ho detto che abbiamo ‘svegliato l’orso dal
letargo’ e mi auguro che si possa anche risvegliare le coscienze che ancora dormono”. Per Bartolo questo film e’ arrivato proprio in un momento particolare, come quello che si sta vivendo in questo momento in Europa dove “tutti cercano di chiudere le frontiere, mettono muri e recinti. Con questo film spero che tutti questi pregiudizi cadano – ha aggiunto – e finalmente si possa dare una mano a queste persone. Ne arrivano tanti che scappano dalle guerre, dalle persecuzioni in cerca di salvezza. Dopo tanti sacrifici e sofferenze arrivare in un Paese civile e poi sentirsi rifiutati provoca una profonda delusione e amarezza nei loro cuori. Per questo motivo – ha concluso – e’ arrivato il momento di chiudere questa vergognosa storia”.
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