Giovanni Pizzo

Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio

Tutti i post

Collaborare per competere

La Sicilia ha buoni dati economici, sul PIL e sull’occupazione. Venivamo da anni terribili ma dopo il covid, durante queste crisi geopolitiche siamo cresciuti più del Nord Italia. Il gap economico e produttivo con la parte più evoluta del paese è ancora enorme, ma qualcosa in questa terra sta cambiando. Lo dice l’ISTAT non il governo siciliano, ma allora quale è il vero problema?

Infocamere Sicilia ci informa che abbiamo sul territorio siciliano 464.000 imprese e cocci. Praticamente un siciliano su 10 è un imprenditore, compresi nel calcolo neonati e ultra novantenni. Di queste 122.000 sono imprese societarie di capitali, il resto sono società di persone o ditte individuali. Il numero sembra esorbitante, praticamente la Sicilia che noi pensiamo indolente e fatta per l’impiego, soprattutto pubblico o para pubblico, è terra di impresa più della Lombardia, in proporzione al numero di abitanti. La Sicilia cresce del 1,3 la Lombardia del 1,1, fantastico diremmo. Poi guardiamo il PIL assoluto, quello lombardo è di 483 mld nel 2024, quello siciliano di 113 mld, da cui il PIL pro capite lombardo è di 48.175 contro i nostri 18.078. Ma avere tante imprese non dovrebbe aiutarci in prospettiva? Dipende da cosa fanno queste imprese, se sono solo piccole partite Iva di sussistenza, se le imprese investono, se non sono in filiere a rischio. La maggior parte delle imprese sono nel settore commercio, che è uno dei settori a rischio non tanto per i dazi di Trump ma per l’aumento della spesa digitale anche in Sicilia e per le grandi catene di distribuzione. Un esempio a Isola delle Femmine tra poco aprirà Un grande Tecnomat, catena francese dei materiali da costruzione e utensileria, questo ovviamente decrementerà le famose ferramenta o i depositi di materiale idraulico. Ed è così in quasi tutti i settori della distribuzione commerciale, concentrazioni e marchi di grande distribuzione, dall’alimentare all’abbigliamento. Il secondo gruppo di imprese per codice ateco in Sicilia è quello agricolo, seguito dall’edilizia. Quello che salta agli occhi se guardiamo i fatturati, la capitalizzazione, il numero di addetti, è sostanzialmente la frammentazione delle imprese siciliane, siamo tanti, tanti cani in capo all’osso come dice un proverbio siculo, ma piccoli. La dimensione di scala non è solo un fattore di dimensionamento di fatturato, ma è la leva per gli investimenti, per l’innovazione, per la crescita tecnologica. Ma soprattutto la famosa frase “piccolo è bello” non è sempre valida. Soprattutto quando si tratta di capitale umano. Un giovane laureato o specializzato punta ad imprese che abbiano una dimensione utile per fare progressi di avanzamento, e non fare lo stesso lavoro, e magari lo stesso stipendio, tutta la vita. Ed è il motivo per cui molti giovani siciliani emigrano dopo essersi formati qui, o addirittura si recano direttamente fuori per studiare in contesti che gli procureranno maggior placement.

Cosa fare? La sfida per l’economia dell’isola è principalmente una sfida culturale, si compete, in un mondo globale, se ci si aggrega, se si cresce velocemente per superare le barriere all’entrata di molti mercati. Cooperare, aggregarsi è fonte di competitività e crescita, non solo dimensionale ma di processo. Sarebbe più utile in Sicilia avere meno imprese ma più grosse, “grasse” di utili e risorse umane, soprattutto laureate, locali. Quello che deve fare la Regione, cosa su cui sta lavorando, e puntare sull’aggregazione di imprese, di lavoratori, mettendo in pista bandi di risorse finanziare che favoriscano la cooperazione, il mettersi insieme. Perché il detto siciliano “megghiu suli che male accompagnati” ci accompagna all’isolamento competitivo, quello del non cogliere e non faccio cogliere. Invece che più ricchezza per tutti, più sopravvivenza per tutti, da cui il nostro PIL pro capite tra i più bassi d’Europa.

Puntare sull’aggregazioni di capitali e competenze è la sfida più difficile, ma ineludibile. Da soli, divisi, frazionati, non cresciamo abbastanza, lo facciamo in percentuale, ma i valori assoluti sono ancora troppo bassi per quasi 5 mln di abitanti. La vera sfida della Regione Siciliana è in mano alle Attività Produttive della Regione, più aggregazione più attività, più collaborazione più produttività. Dobbiamo collaborare per competere: era il motto di una grande cooperativa del settore vinicolo del Trentino, Mezzacorona, sbarcata anche in Sicilia. È la ricetta giusta per cambiare mentalità.

 

 

Questo contenuto è stato disposto da un utente della community di BlogSicilia, collaboratore, ufficio stampa, giornalista, editor o lettore del nostro giornale. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore. Se hai richieste di approfondimento o di rettifica ed ogni altra osservazione su questo contenuto non esitare a contattare la redazione o il nostro community manager.