Giovanni Pizzo

Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio

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Quando a Palermo, non spesso, piove puntualmente la citta si allaga. Sembra che non abbiamo un sistema fognario, che tenga sotto il livello percepito le acque reflue. Una volta, metaforicamente, la fognatura, con tanto di depurazione e riciclaggio, era la mafia, oggi non più. Il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, viene spesso accusato di galleggiare, nel mare dei problemi cittadini. Anche Orlando, nel suo ultimo periodo era accusato di fare “il morto”, tipica postura di quando si è in acqua, sporca, per cui non si vuole agitare la merda, e non si vuole sprecare energie, se no si fa la fine di Di Caprio, e si finisce in fondo. 

Le nuove fermate della metroferrovia e del passante ferroviario non si aprono perché tendono ad allagarsi. Mondello era un pantano 100 e passa anni fa ed oggi la gestione della spiaggia sembra la palude delineata dal solito Giletti in cerca di miasmi e putrefazioni. A Monreale per il santo patrono si spara e così pure a Sferracavallo. Allo Sperone ed in altre zone la città è allagata da crack e cocaina, che sottotraccia si infiltra ovunque. All’Asp di Palermo priva di guida sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, si speculi sui malati, mentre al Civico invece di concentrarsi sull’intensità delle cure si controllano le scollature e le gonne del personale. Tutto sembra liquido come diceva Bauman e mancano punti fermi. Il vescovo Lorefice fa un sermone al giorno, ma questo sembra non incidere sui palermitani, sul loro senso civile ed umano, e continuano a sporcare la città di droga, corruzioni e ineludibile “munnizza”. In alcuni quartieri se gli dici differenziata mettono mano alla pistola, che abbondano ovunque. La dispersione scolastica ha record impressionanti, e così la povertà assoluta, dalle certificazioni isee. In una città simile galleggiare, non affondare, tra dissesti e carenza di incassi, sembra un successo. Ma quello che emerge è la carenza di speranze, la visione di uno scatto in avanti, una bracciata che ci porti fuori dall’acqua melmosa della palude palermitana. 

Galleggiare non può essere una soluzione, nemmeno per un Sindaco, figurarsi per una comunità. Bisogna scegliere, tuffarsi e nuotare in una direzione, anche se impopolare, con il coraggio dell’incoscienza, se la coscienza ti suggerisce di stare fermo. Stando inerti una città così melmosamente pesante sprofonda.

 

 

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