Antonio Perna
Giornalista free-lance, tessera Odg 58807, cronista dal 1986 anno in cui l'Italia per la prima volta si connette a Internet
Dall’ufficio statistica del Comune di Messina arrivano numeri che segnalano la rinascita nella città dello Stretto.
Dopo anni di silenzio e partenze, la terra di Antonello ritrova un respiro nuovo: turismo, mobilità e apertura al mondo raccontano una comunità che si rialza
C’è una luce nuova su Messina. Arriva lenta, come l’alba che sale dallo specchio d’acqua che la sovrasta e illumina una città che ha conosciuto l’ombra e ora riscopre la speranza.
Per anni, i numeri hanno raccontato un declino: diecimila abitanti in meno in cinque anni, un’età media che cresce, partenze silenziose verso altre rive. Ma oggi quei numeri cominciano a dire altro.
Messina non è più solo la città che perde. È la città che cambia, che si apre, che si muove.
A dare forza a questa rinascita sono soprattutto gli arrivi dall’estero. Donne e uomini che scelgono di vivere qui, portando con sé lingue, mestieri e culture diverse.
Messina torna a essere ciò che è sempre stata nel suo destino più profondo: un porto. Un luogo di incontri e mescolanze, di partenze e ritorni.
In questo scambio umano e culturale c’è l’anima antica della città, quella che il tempo non ha cancellato.
I dati sulla mobilità parlano chiaro: +28,4% di passeggeri in un anno. Non è solo statistica: è il segno di un movimento reale, di una città che non resta ferma.
I mezzi pubblici tornano a essere affollati, i collegamenti migliorano, le strade si riempiono di vita. Messina non è più solo un punto di passaggio: è un crocevia, un ponte vivo tra le due sponde del mare.
Anche il turismo cresce, con un +16,2% di presenze nel 2024. È un dato che racconta una bellezza ritrovata.
I borghi marinari, le colline, i monumenti: luoghi che per troppo tempo erano rimasti muti, tornano a parlare. La città riscopre la propria voce, e chi la visita la ascolta, la racconta, la porta via con sé.
Il tasso di disoccupazione scende al 32,2%. Non è una rivoluzione, ma è una direzione.
Dietro quei decimali ci sono nuove imprese, artigiani che resistono, giovani che restano.
C’è un’economia che, lentamente, torna a respirare. E in quel respiro c’è il senso di una comunità che non si arrende.
Ogni città ha la sua voce. Quella di Messina è fatta di mare, di vento e di memoria.
Oggi quella voce torna a farsi sentire, non come lamento, ma come promessa.
Le città rinascono quando la loro gente smette di guardarsi indietro e ricomincia a sognare.
E Messina — dolce, ostinata, luminosa — ha ricominciato a farlo.
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