Io non ho creduto nel sistema Montante, ma in quello Lumia: un gruppo di potenti non può operare se non ha un avallo politico. Tutto quello che è accaduto e si legge nei giornali è perché c’era una regia ascrivibile al senatore Beppe Lumia”.

Lo ha detto l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao, testimoniando a Caltanissetta nel processo sul cosiddetto “Sistema Montante” che si celebra con il rito ordinario nei confronti di 17 imputati.

“Ho subito le pressioni del senatore Beppe Lumia – ha continuato l’assessore Armao, rispondendo alle domande del Pm Maurizio Bonaccorso – ovviamente sempre rispedite al mittente. Ci furono varie vicende che hanno visto il senatore Lumia interferire con l’attività del governo regionale, non nell’interesse della politica generale, ma quasi come una copertura politica che si voleva dare a questa o quella iniziativa”.

Il pm ha chiesto di spiegare in cosa si concretizzassero queste ingerenze esterne. “Uno di questi episodi – ha detto l’assessore Armao, ai tempi esponente della giunta Lombardo – riguarda l’impresa Dr, di Isernia, di proprietà di Di Risio, che illustrò i suoi progetti che voleva sviluppare a Termini Imerese. Il presidente Lombardo mi chiese di fare approfondimenti anche per capire chi avevamo davanti. Ad un certo punto nella verifica venni a sapere che si volevano destinare fondi Irfis per milioni di euro a questa azienda e io mi opposi. Mi riferirono – ha aggiunto – che Lumìa e Montante si erano imbestialiti per la mia opposizione. Un’altra vicenda riguardò la nomina del geometra Alfonso Cicero a presidente dell’Irsap, alla quale mi opposi”.

“Io non ho mai partecipato agli incontri tra il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e i politici, perché volevo mantenere il mio profilo di tecnico. Il senatore Beppe Lumia si muoveva con grande disinvoltura nelle stanze della politica, però devo dire che Lombardo prendeva atto di ciò che gli dicevo io, senza mai interferire nella mia azione”, ha specificato Armao.

“Lo scenario – ha continuato l’assessore Armao, rispondendo alle domande del Pm – era quello di un governo che era sottoposto a pressioni perché si parlava di un’inchiesta per mafia e soffriva questa condizione. Di contro c’era colui che era considerato un campione dell’antimafia: il senatore Lumia. Ho sempre percepito in Lumia qualcuno che voleva dare patenti di mafiosità o non mafiosità, legalità o non legalità. Ad un certo punto Montante e Lumia, mi riferì il senatore Pistorio, si erano recati da Lombardo per farmi rimuovere dall’incarico. Non ero funzionale ad un disegno, anzi ero considerato un ostacolo. Ma – ha ricordato Armao – Lombardo non mi rimosse“.

Intanto il 2 ottobre scorso, sono tornati a chiedere la nullità della sentenza di primo grado gli avvocati dei cinque imputati del processo sul cosiddetto “Sistema Montante” che si celebra in Corte d’Appello a Caltanissetta con rito abbreviato.
Nel corso dell’udienza il collegio difensivo ha evidenziato che i cinque sono stati condannati per il reato di associazione che in realtà sarebbe diverso da quello contestato nei capi di imputazione iniziali. Inoltre i capi di imputazione contestati, a detta dei legali, sarebbero generici, poiché non verrebbero illustrati, in maniera dettagliata, modalità e tempi delle accuse contestate.
Il collegio difensivo ha fatto anche rilevare che mancherebbero alcuni atti di indagine e questo comporterebbe la nullità della sentenza di primo grado. Imputati del processo, oltre all’ex leader di Confindustria Antonello Montante, anche l’ex comandante della Guardia di Finanza ed ex capocentro della Dia Gianfranco Ardizzone, il sostituto commissario di polizia Marco De Angelis, il responsabile della sicurezza di Confindustria Diego Di Simone e il questore Andrea Grassi. I cinque sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al favoreggiamento, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico.
La prossima udienza è fissata per il 9 ottobre per affrontare altre questioni preliminari e per decidere un’eventuale riapertura del dibattimento.

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