Un’opera per commemorare la fatica, il sacrificio quotidiano e talvolta anche la morte nelle viscere della terra.
A Sommatino, paese dell’entroterra siciliano, nonché città delle zolfare, si erge adesso maestoso, in piazza Chinnici, il monumento al Minatore.

La storia del piccolo comune in provincia di Caltanissetta è strettamente legata alla tradizione zolfifera della zona: migliaia negli anni gli uomini che hanno lavorato nelle vicine miniere.
La scultura, donata da Rino Liborio Galante, veneziano di origini sommatinesi, è stata realizzata da Angelo Salemi.

L’inaugurazione è avvenuta giovedì 7 gennaio, una mattina assolata in cui gli abitanti di Sommatino si sono ritrovati ad essere comunità per ricordare il passato ma anche per lanciare un segnale di speranza verso il futuro. Lo ha sottolineato il sindaco della cittadina, Crispino Sanfilippo: “Speriamo di essere un buon esempio di dedizione per tanti. Siamo orgogliosi di essere figli di questa terra e figli di ‘sulfarara’”.

“E’ un bellissimo evento di rilevanza regionale – ha detto Sanfilippo – scriviamo una pagina di storia per il nostro paese. Vogliamo ricordare i nostri genitori, i nostri nonni che hanno fatto tanti sacrifici per dare un futuro alle nuove generazioni. All’epoca in miniera si lavorava con grosse difficoltà, gli zolfatari sapevano quando scendevano ma non sapevano se sarebbero risaliti in superficie. Un mestiere difficile e rischioso che facevano con grande amore, per dar da mangiare alle famiglie che li aspettavano con tanta ansia. Qualcuno ci ha lasciato la vita in quelle viscere. C’erano anche momenti belli, come la giornata di santa Barbara o la Settimana Santa in cui gli zolfatari erano protagonisti”.

“Volevo dare un tributo al mio paese natale – ha dichiarato il donatore dell’opera – ma nel contempo alla Sicilia intera”.

Dello stesso avviso lo scultore: “La mia opera è in ricordo del mondo delle miniere ma soprattutto delle vite di chi vi ha lavorato. Molti erano bambini. Ho rappresentato anche le donne di Sommatino, che spesso nelle miniere perdevano i loro cari”.