La storia di Salvatore Russo, 103 anni tra pochi giorni, da voce a quella di tanti militari italiani internati che, dopo l’armistizio di Cassibile (3 settembre 1943) durante la II Guerra Mondiale, furono arrestati e deportati in Germania.

Venne data loro una scelta: potevano continuare a combattere al fianco delle truppe tedesche ma il signor Russo ed altri 600mila soldati si rifiutarono. In questo, Salvatore Russo può essere considerato un eroe di guerra perché ha saputo dire no al nazifascismo con tutte le conseguenze che ne conseguirono.

“Mi chiamavano 20 80 52”

“C’era un generale che era fascista e mi ha consegnato nelle mani dei tedeschi. Senza sparare”. Inizia così il racconto di Salvatore Russo che aggiunge: “Mi chiamavano 20 80 52. Una volta arrivati nel campo di concentramento c’era un tedesco che ci guardava di notte e di giorno. Ogni soldato tedesco doveva bastonare un italiano una volta al giorno”.

Prosegue: “Tra noi c’era un appuntato dei carabinieri, che aveva delle sigarette. Si mise d’accordo con un soldato tedesco. Quest’ultimo gli portò del pane e lui gli diede le sigarette. Povero uomo, non fumava più. Un altro tedesco che vide la scena, andò e gli chiese cosa avesse (impossibile nascondere un pane da un chilo e mezzo). Quel soldato prese il pane ed iniziò a sbatterglielo in faccia”.

“Mi trovai ad un metro e mezzo da una bomba”

Il racconto di Salvatore Russo continua con ulteriori particolari: “Dormivamo in un letto di legno a castello. Il materasso era fatto con la segatura del legno. Non avevamo né lenzuola, né niente. C’era solo una coperta che serviva per tutto. Ogni due, tre sere, venivano a bombardare. Una volta mi trovai distante 1 metro e mezzo da una bomba. Al punto che il cappotto che avevo si strappò, venne portato via dall’impatto. Se fossi stato un po’ più vicino… a quest’ora… Sarei riuscito a salvarmi? Quando c’è di mezzo il destino”.

“I tedeschi ci bastonarono”

I ricordi sono indelebili anche se fanno male. Sicuramente più dei tanti pericoli corsi e delle violenze quotidiane subite dai tedeschi. “Scoprimmo un posto che era come una stazione – prosegue nel suo racconto – c’era un magazzino pieno di patate in mezzo alla paglia. Sono riuscirci a trovare in mezzo a quelle patate e ci misero con la pancia sopra uno sgabello, la testa bloccata con le ginocchia. Quei tedeschi, disgraziati, ci bastonarono tutti e tre. Tanti guai”.

“Non dimenticate il nostro sacrificio”

Nonno Russo conclude con un appello a tutti: “Per favore, non dimenticate il nostro sacrificio per la vostra libertà”.

Sindaco per un giorno al suo centesimo compleanno

Il signor Russo rimane una delle poche memorie storiche ancora in vita di quel terribile periodo. Per il suo centenario, il sindaco di Riesi – cittadina dove ancora vive – Salvatore Chiantia, gli fece un regalo particolare. Lo fece sindaco per un giorno.

Chiantia “La cosa più sbagliata è dimenticare”

Lo stesso primo cittadino del centro del Nisseno ricorda l’episodio: “Ho avuto l’onore di cedergli per un giorno la fascia tricolore da sindaco per dimostrare che le istituzioni e la cittadinanza non si è dimenticato di lui. Anzi, lui è il nostro nonnino, il nonnino di Riesi. La cosa più sbagliata è quella di dimenticare perché si può cascare nuovamente nell’errore”.