“Il dolore è costante e si vive sempre nel quotidiano ma in questi dieci anni con i miei figli abbiamo fatto un cammino costruttivo, siamo più sereni ed è meno pesante il ricordo del peso del sacrificio di mio marito. Affrontiamo tutto con tanto rispetto e tanta testimonianza affinchè quello che è capitato non venga dimenticato e che non accada mai più”. A parlare a BlogSicilia è Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Filippo Raciti morto in seguito ai violenti scontri scoppiati prima e durante il derby calcistico fra Catania e Palermo del 2 febbraio del 2007. Come da dieci anni a questa parte, Marisa Grasso ricorda e ripercorre quella maledetta sera che si portò via il marito che quest’anno avrebbe compiuto 50 anni. “Purtroppo la sua vita si è fermata a 40 e da li – aggiunge – ha perso tanto soprattutto credo vedere crescere i propri figli. Ha perso tanto e non è giusto”.
Per la morte dell’ispettore di polizia sono attualmente in carcere due persone, i giovani Antonino Speziale e Daniele Micale. Ma la via del perdono da parte delle vedova Raciti sembra essere ancora lontana. “Il perdono è un dono ma non so se percorrerò questa strada. I due assassini non meritano il perdono e possono pregare Dio per ottenerlo, ma non da me. In questi anni ci sono stati anche tante situazioni di amarezza e quindi mi hanno dimostrato che non c’è un atto di pentimento. Conosco la strada del perdono e credo di essere una persona predisposta a concederlo ma, ribadisco, non credo lo meritino…”.
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