Comincerà il 20 gennaio, davanti al tribunale monocratico di Catania, il processo al giornalista Sergio Scandura accusato di diffamazione.

A querelare il cronista è stata la giornalista Nadia La Malfa, ex addetto stampa del gruppo Pd all’Ars e adesso nell’ufficio di gabinetto dell’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo.

La vicenda risale al 2012 quando Scandura scrisse un articolo sul “Revolution day”, il concerto organizzato per festeggiare a piazza Politeama l’elezione del presidente della Regione Rosario Crocetta.

A presentare la manifestazione c’era La Malfa e Scandura scrisse a questo proposito sul quotidiano on line “Linkiesta”: “una presentatrice che – se non fosse per la silhouette (ma solo per quella ci mancherebbe) che porta alla mente una celebre consigliera regionale del Nord Italia – è la dolce metà del segretario regionale del Pd appena eletto deputato al parlamento siculo”.

Per Nadia La Malfa è chiaro il riferimento a Nicole Minetti. Il giornalista inoltre insinuerebbe – secondo la querelante – che il suo ruolo nell’ufficio stampa del Pd sia il risultato di una relazione sentimentale con Giuseppe Lupo.

Per La Malfa è grave anche il fatto che il giornalista abbia violato la sua privacy, scrivendo di questa relazione.

“Io ero addetto stampa del partito e non del gruppo Ars. – ha affermato Nadia La Malfa – Il mio ruolo su quel palco era di presentatrice a titolo gratuito e rientrava nell’ambito del supporto alla comunicazione che, come addetto stampa del Pd, in cui lavoravo ancora prima che diventasse Lupo segretario, avevo dato alla campagna elettorale del presidente Crocetta e non certamente perché avevo una relazione sentimentale con il segretario del Pd di allora. Tra l’altro viene violata la mia privacy”.

Sergio Scandura segue come inviato di Radio Radicale inchieste molto complesse (celebri quelle sulle Stragi e Mani Pulite) e si occupa anche di cronaca giudiziaria e politica: “In 28 anni e dispari mai una querela – scrive sulla propria pagina facebook – fornendo notizie e commenti ed adottando accenti critici sempre in punta di penna e di parola. Senza mai venire meno a cronaca e campane diverse tra loro”.

La vicenda, nello specifico, essendo un reato a mezzo telematico non passa da un gip, bensì  è il pm che manda direttamente a processo davanti al tribunale. Scandura è difeso dagli avvocati palermitani Basilio Milio e Michele Costa.