E’ stata battezzata la “Liberazione” del Porto, ma è durata solo due giorni: la sbarra della cinta doganale in prossimità degli archi della Marina stamani, infatti, era nuovamente abbassata.
Insomma, nonostante il buon successo di pubblico di Porto Liberato, la due giorni organizzata in occasione del ponte del 25 aprile con il PopUp(food)Market, con musica, cibo da strada, concerti, famiglie e ragazzi, a piedi e in bici al porto di Catania le lancette sono tornate indietro di 48 ore.
Eppure nel comunicato stampa inviato da Palazzo degli Elefanti, lo scorso 24 aprile, era stato annunciato “che la sbarra della cinta doganale rimarrà adesso alzata per sempre” e il sindaco aveva affermato “da oggi non separerà più il Porto dalla città”. La foto che ritrae il primo cittadino mentre issa la sbarra è un documento eloquente perché dava il senso di una frontiera che veniva meno.
Va precisato, tuttavia, che l’accesso al porto è libero, ma controllato da sempre dalle autorità che effettuano tutte le verifiche del caso. Chi vuole, quindi, può entrare per vivere una delle parti più belle della città che, come detto più volte da tante amministrazioni, meriterebbero di essere fruita al meglio dai catanesi.
In serata l’ufficio stampa del Comune ha diffuso un comunicato congiunto del commissario straordinario dell’Autorità portuale, l’ammiraglio Nunzio Martello, e dell’assessore all’Urbanistica, Salvo Di Salvo.
“I cantieri che si trovano nel Porto – si legge – ci obbligano a una regolamentazione per temporanei motivi di sicurezza. L’idea di Porto aperto alla città contenuta nel protocollo siglato da Comune e Autorità portuale è un percorso già avviato che ha bisogno di una serie di provvedimenti e norme così come d’altra parte avvenuto in altre realtà italiane. Il fine è quello di far coesistere in tutta sicurezza le attività e i cittadini che vorranno usufruire del Porto”.
“Domani alle 12 – è scritto ancora nella nota – Comune, Autorità Portuale e gli altri soggetti istituzionali interessati parteciperanno al tavolo tecnico già programmato nel protocollo siglato in febbraio per definire nei dettagli non soltanto la messa in sicurezza ma anche la viabilità portuale nel suo complesso alla luce anche della prossima ordinanza per la destinazione delle banchine per le varie attività che coesistono nell’area portuale: commerciale, diportistica, da pesca e crocieristica. Ma quel che si deve a ogni costo evitare è che gli spazi liberi all’interno del Porto diventino parcheggi a lunga permanenza. Il Porto liberato deve essere un luogo in cui si esalta la mobilità sostenibile e in cui realizzare manifestazioni come quella dei giorni scorsi e vivere così quest’area tornata patrimonio della città”
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