Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha annunciato le sue dimissioni in un’intervista al Corriere della Sera.

La decisione, spiega, è maturata in seguito a un clima politico che definisce cambiato e a critiche che, secondo lui, attribuiscono un carattere di parte alla lotta contro l’evasione fiscale. “Non scendo in campo – chiarisce Ruffini, rispondendo all’ipotesi di un suo ruolo come federatore dell’area centrista dell’opposizione – ma rivendico il diritto di parlare”.

Una risposta al clima politico attuale

Ruffini si dice contrario al “chiacchiericcio” politico che confonde il senso civico con ambizioni di potere. “Ho letto che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo, e che dunque dovrei tacere oppure lasciare l’incarico,” afferma. La sua scelta di dimettersi, aggiunge, è stata dettata dal desiderio di preservare la sua integrità personale e professionale: “È l’unico modo per rimanere me stesso”.

Smentita sull’impegno politico

Smentendo ogni possibile ruolo in politica, Ruffini dichiara: “Io federatore? Fatico a pensare che per cambiare le cose bastino i singoli. Per natura tendo più a credere nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune. Affidarsi a sedicenti salvatori della Patria non è un buon affare”. Queste parole sottolineano il suo disaccordo con l’attuale narrazione politica, che spesso personifica i cambiamenti in figure singole piuttosto che in processi collettivi.

Il dibattito sulla figura del direttore dell’Agenzia

Ruffini critica apertamente chi ha attribuito al ruolo di direttore dell’Agenzia delle Entrate un’impronta politica: “È stata fatta persino una descrizione caricaturale del ruolo, come se combattere l’evasione fosse una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi”. La lotta contro l’evasione fiscale, spiega, è un dovere istituzionale e non politico, un punto su cui il dibattito pubblico dovrebbe convergere al di là delle divisioni partitiche.

Un cambio di clima e di priorità

Secondo Ruffini, il contesto politico attuale riflette una crescente tendenza a politicizzare anche le figure tecniche e istituzionali. Questa dinamica, spiega, ha influenzato la sua decisione di lasciare il ruolo. “Il clima è cambiato”, afferma, lasciando intendere che il peso delle aspettative e delle critiche non era più compatibile con il suo impegno.

Prospettive future

Nonostante il ritiro dall’incarico, Ruffini ribadisce la sua volontà di continuare a esprimere opinioni e a contribuire al dibattito pubblico, ma senza un coinvolgimento diretto nella politica.