Martina Patti, la 24enne rea confessa dell’omicidio della figlia Elena di appena cinque anni, uccisa con un’arma da taglio nel giugno 2022 e seppellita in un campo vicino casa, a Mascalucia, sarà processata.

Lo ha deciso il gup Stefano Montoneri al termine dell’udienza preliminare in cui ha ipotizzato per l’imputata i reati contestati sono omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato.

Il processo a giugno

Il processo inizierà il prossimo 12 giugno dinanzi la Corte d’Assise di Catania. Martina Patti, accusata di avere ucciso la piccola nel luogo dove fu poi ritrovato il cadavere, finse il sequestro della bambina all’uscita dall’asilo. Al termine di un lunghissimo interrogatorio confessò il delitto, ma non ne spiegò il movente.

Una delle piste di indagine battute dai carabinieri del comando provinciale di Catania è stata la gelosia nei confronti dell’ex compagno e padre di Elena, Alessandro Del Pozzo, 24 anni. La ‘scintillà potrebbe essere stato il tempo trascorso da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la nuova compagna del padre. La sera prima di essere uccisa, la bambina dormì dai nonni.

Il delitto

La mattina dopo la zia l’ha accompagnò all’asilo e la madre andò a riprenderla ed è tornata a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti uscì nuovamente con l’auto, per creare un diversivo e ritorna re nell’abitazione. E’ in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, in un terreno abbandonato dove la madre ha seppellito il corpo della figlia, nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato servendosi di una pala e un piccone.

Poi fece scattare la messa in scena: avvisò per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, tornò a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, andò dai carabinieri a denunciare l’accaduto. Ai militari dell’Arma associò il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina per la quale Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto, ma la sua versione non resse ai riscontri e alle indagini dei carabinieri e alle contestazioni mosse dalla Procura di Catania.

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