Fatta la festa gabbato lo santo, anzi la santa, nel Pd catanese ci si guarda di nuovo in cagnesco. La visita del ministro Maria Elena Boschi è servita a scongelare, seppure per alcune ore, quella guerra fredda fra l’ala Bianco-Raia-Villari e il trio Sammartino-Sudano-Berretta,  iniziata ufficialmente con le dimissioni dell’assessore Angela Mazzola.

Un atto, quello dell’ex componente della giunta comunale, protocollato il giorno dopo la visita di Matteo Renzi, (della serie: ‘segnale eloquente’) che ha portato allo scoperto i mal di pancia fra le anime dei democratici ed avviato quella partita a scacchi culminata, in Consiglio comunale, con il caso dei due capigruppo.

Sulla vicenda è intervenuta l’avvocatura comunale che ha inviato una lettera alla presidente consiliare Francesca Raciti esprimendo un parere.

Va ricordato, infatti, che la sfiducia a Giovanni D’Avola e la contestuale elezione di Nino Vullo è stata votata da tre consiglieri (Saverino, Notarbartolo e dallo stesso Vullo), mentre – rileva l’avvocatura – “pare impossibile  sostenere la legittimità di un procedimento diretto alla sostituzione di un capogruppo già eletto a suo tempo con la maggioranza assoluta”.

In sostanza, su sei consiglieri Pd quattro dovrebbero  (o avrebbero dovuto) votare l’atto. A quanto si apprende, però, sarebbe pronta una controdeduzione formulata dai legali dei tre dissidenti che dovrebbe essere prodotta a breve. E’ chiaro se la questione diventa giuridica si agirà con i tempi e i modi del diritto, ma se – come pare – è di natura politica rischia di aggrovigliarsi ulteriormente.

Ieri, quasi miracolosamente, l’arrivo di Maria Elena Boschi ha cristallizzato e momentaneamente seppellito tutto ciò. Il Pd catanese si è presentato come si faceva a scuola quando c’era in programma la foto di classe: belli, in ghingheri e con un sorriso stampato in faccia.

Dopo l’intervento del ministro al Palazzo della Cultura,  al rompete le righe,  le anime del Pd in lotta hanno lasciato l’edificio guardandosi bene dall’imboccare le stesse vie di esodo proprio per evitare di incontrarsi.

“Catania è una città che profuma di futuro”, ha scritto Maria Elena Boschi sul libro d’onore di Palazzo degli Elefanti,  ma è inevitabile che gli odori dell’attuale guerra intestina al Pd si percepiscono eccome. E sono acri.

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