E’ una Sicilia ancora in chiaroscuro quella che emerge dalla tradizionale classifica del Sole 24 Ore sulla ‘Qualità della Vita’. Molte delle nove province siciliane hanno guadagnato posizioni rispetto all’indagine delle scorso anno, ma restano comunque relegate nella zona bassa della classifica.
La migliore è sempre Ragusa, posizionata all’82esimo posto, che tuttavia perde quattro posti: nel 2015 si era classificata 78esima. Il balzo in avanti più significativo lo fa Messina che passa dalla 104esima piazza alla 88esima, risale anche Palermo che ora si trova alla novantanovesima posizione, sette posti più su rispetto ad un anno fa. Guadagna solo un punto Catania, dalla 95 alla 94, mentre scivola giù Siracusa che perde otto piazze: dal 90esimo posto al 98esimo.
Cresce di sette piazzamenti Agrigento, oggi 90esima, cinque posti più su anche per Trapani che dal 96esimo posto del 2015 ottiene la 91esima posizione, mentre Enna recupera nove posti: dalla 93esima alla 84esima piazza. Piccolo miglioramento per Caltanissetta che recupera due piazze classificandosi 98esima.
L’indagine, giunta alla 27esima edizione, ogni anno mette a confronto la vivibilità nelle province italiane su un’ampia serie di indicatori, aggiornati al 2015 e al 2016 ed articolati in sei settori d’indagine: Affari, lavoro e innovazione; Reddito, risparmi e consumi; Ambiente, servizi e welfare; Demografia, famiglia, integrazione; Giustizia, sicurezza, reati; Cultura, tempo libero e partecipazione.
In tutta Italia è Aosta a salire sul gradino più alto dell’edizione 2016 Qualità della vita. Al secondo ed al terzo posto si confermano Milano e Trento, balzo in avanti per Belluno che dalla 17esima posizione del 2015 sale in quarta posizione.
All’ultimo posto ancora una realtà del Mezzogiorno, Vibo Valentia. Mentre si piazzano a metà classifica Bari all’85esimo posto e Campobasso all’83esimo. Roma si posiziona al 13esimo posto, spinta dal valore del patrimonio immobiliare e dai flussi turistici legati al Giubileo. La provincia della Capitale recupera così 3 posizioni rispetto al piazzamento dello scorso anno.
Molte le novità del 2016, volte a rendere più completo il check della vivibilità sul territorio, con una maggiore attenzione alle esigenze e ai problemi più attuali della collettività, il valore della casa, il lavoro per i giovani, la capacita’ di innovazione, l’integrazione degli stranieri, l’offerta di welfare, la partecipazione civile. Le sei aree hanno cosi’ acquisito una denominazione più inclusiva e i parametri da 36 sono saliti a 42.
Restano comunque il divario tra Nord e Sud, quello tra le province di maggiori dimensioni frenate dai nodi sicurezza e ambiente nel loro slancio in avanti, e spiccano le realta’ medie o piccole – spesso beneficiate dall’autonomia – in evidenza come modelli di vivibilità.
Così ecco Aosta che per la terza volta in 27 anni di indagine (le precedenti nel 1993 e nel 2008) si qualifica come la “migliore”, forte soprattutto delle performance nei capitoli relativi all’economia, alla demografia e all’ordine pubblico.
Tris, negativo, anche per Vibo Valentia (ultima gia’ nel 1997 e nel 2005). Al penultimo posto Reggio Calabria (ultima nell’edizione del 2015). Nella classifica delle ultime cinque province poi troviamo Caserta al 108esimo posto, Napoli al 107esimo, e spicca Crotone, che perde ben 17 posizioni rispetto all’edizione dello scorso anno e si posiziona al 106esimo posto.
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