A Catania per partecipare all’assemblea del Sap, il sindacato autonomo di polizia, il segretario generale Gianni Tonelli fa il punto sulla questione ‘sicurezza’ in città e nell’Isola e sulle difficoltà di azione per la mancanza di uomini e di mezzi.

“E’ tutto l’apparato di sicurezza che è fortemente debilitato. Questa terra martoriata dalla criminalità organizzata e che avrebbe necessità di grandissime risorse” dice Tonelli.

La Questura di Catania è carente di circa 200 uomini rispetto a quelli previsti, fa i conti con la mancanza dei mezzi e delle attrezzature troppo vecchie, dei caschi, dei giubbotti antiproiettile e dell’addestramento insufficiente, soprattutto in materia di antiterrorismo.

“In Sicilia mancano 1500 uomini rispetto a 10 anni fa nella Polizia di stato – continua il segretario Sap – 3500 in tutte le forze dell’ordine. A Catania ne mancano 200. Sono un esercito e in più ci troviamo ad affrontare un’emergenza sbarchi che devia centinaia di uomini. Sono soltanto chiacchiere e parole di circostanza, ma i mezzi a disposizione della brava gente sono sempre meno. Ci dobbiamo rendere conto che le politiche della sicurezza non possono essere fatte con le parole, ma con risorse, uomini e mezzi. I numeri certificano che vi è una irresponsabilità da parte della classe dirigente del Paese che non ha più tra le priorità la lotta alla criminalità organizzata”.

I poliziotti sono pronti nel contrasto al terrorismo?

“Con le nostre buone intenzioni siamo pronti al contrasto del terrorismo, cercheremo di farlo e non ci sottraiamo alle nostre responsabilità, ai nostri doveri. Siamo a mani nude, i caschi sono marci, i giubbotti anti proiettile sono scaduti, gli M12 sono vecchi e ci sono uomini che non hanno mai sparato. Per questi elementi oggettivi denunciati più volte alcuni rappresentanti del sindacato sono stati sospesi falsamente. Siamo sempre meno e sempre più deviati in atri tipi di emergenza come quella dei migranti”.

A Catania, ma con il pensiero a Palermo nel giorno in cui si commemora la strage di via D’Amelio, Tonelli conclude: “E’ il giorno in cui tristemente ricordiamo la morte del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Io sono andato ieri a Palermo perché non volevo mescolarmi all’ipocrisia di facciata di questo perbenismo di facciata, di questa antimafia che in realtà nasconde molte volte fini di interesse economico, di carriera personale, sociale e politica”.