Da Benin City, città nigeriana a poche centinaia di chilometri dal mare che bagna il golfo della Guinea, sino in Sicilia, via Kanu, Agades, Sabratha e Tripoli, come pacchi postali, per fare soldi sui marciapiede dell’Italia popolo di santi, poeti e navigatori, ma anche assidui frequentatori di prostitute.
I dati dell’Oim parlano chiaro 6334 donne giunte in Italia nel 2016, nel 2015 erano state 5633, 1454 nel 2014 e 433 nel 2013.
Una crescita esponenziale così come esponenziale era il fatturato delle madam che in Nigeria individuavano giovani donne da destinare al meretricio, li contattavano e regalando il sogno di una nuova vita li portavano sino in Sicilia.
Grazie a dei soggetti che venivano chiamati trolley, ovvero coloro che si occupavano costantemente del viaggio della merce umana dalla Nigeria sino ad un porto libico da dove poi imbarcate in carette del mare raggiungevano la Sicilia. Qui le ragazze venivano sottoposte al rito voodoo per assoggettarle alla prostituzione, per costringerle all’osservanza e all’ubbidienza.
L’inchiesta che ha portato all’arresto di 15 persone, quattro sono irraggiungibili perché all’estero, è stata avviata nel 2013 in seguito ad una denuncia per aggressione fatta ad una nigeriana che si prostituiva lungo la Catania-Gela da una connazionale. Era la sua maman, colei che l’aveva fatta arrivare in Sicilia a pretendere denaro continuo sino a raggiungere i 40 mila euro del riscatto.
CHI SONO LE 11 PERSONE ARRESTATE
Sono stati così individuate due organizzazioni una con sede logistica a Licodia Eubea con ramificazioni nel casertano e l’altra a Catania che aveva lo scopo di trafficare in giovani donne di colore da destinare alla prostituzione. Nel corso delle indagini sono stati individuati anche quattro uomini definiti i grossisti della tratta, alcuni arabi, un ganese e un nigeriani che curavano il soggiorno in terra libica, durato anche sei mesi, e il trasferimento via mare grazie ad imbarcazione di fortuna.
La polizia ha anche scoperto che le madame reclamavano con i vertici criminali in Libia, ogni qual volta le ragazze non arrivavano in ottima forma fisica. Come quella in cui una giovane venne rasata perché si era opposta a delle violenze fisiche durante la fase dello stand-by a Tripoli nella connection house.
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