Il gran rifiuto. Enzo Bianco, stoppando ogni rumors, si sfila dalla corsa per Palazzo d’Orleans rimarcando la propria volontà di rimanere alla guida della città di Catania.
Il sindaco etneo, che proprio in questi giorni ha ricucito con la frangia del Pd che fa capo a Luca Sammartino e Valeria Sudano completando la giunta ed inserendo Nuccio Lombardo espressione proprio degli ex Articolo 4, analizza quanto sta accadendo a circa un anno dalle Regionali.
“E’ una partita molto importante perché il presidente della Regione siciliana riveste ruolo di rilievo anche costituzionale visto che ha poteri molto più importanti di tutti gli altri governatori delle altre regioni italiane. Mi lusinga molto che da diversi ambienti, non solo politici, io venga sollecitato a dare la mia disponibilità. Li ringrazio di cuore perché ciò mi inorgoglisce, ma dico no grazie. Io resto a Catania dove ho imbastito un processo di trasformazione radicale della città”.
Qualche tempo fa il sottosegretario Faraone ha detto che è giunto il momento di un ‘renziano’ alla Regione, potrebbe essere proprio Faraone il candidato?
“Non ho nulla contro Davide Faraone, che è un dirigente politico di prim’ordine, ma non dobbiamo scegliere il presidente della Regione con la sua casacca o con la sua appartenenza. Dobbiamo scegliere una persona capace di guidare la Sicilia in modo adeguato. Non spetta a me deciderlo, ma penso che per la Regione siciliana sarà necessario andare alle primarie individuando un candidato attorno al quale si componga uno schieramento vasto”.
Con o senza Rosario Crocetta?
“Spetta a lui decidere, è normale. Penso che quella di Crocetta sia un’esperienza politica che possa essere adoperata non solo a Palermo, ma anche in ambito nazionale”
Allora si ricandida alla guida di Catania?
“Intanto voglio lavorare per completare il mandato. Dopo il tempo della semina c’è quello del raccolto e nel prossimo anno e mezzo (scadenza del mandato ndr) non sarà completo, perché ho seminato tanto. E’ naturale che un progetto così ambizioso sia completato in un periodo ragionevole”.
Nei giorni scorsi ha completato la giunta, oggi vi siedono tre assessori che in passato militavano tra le fila del centrodestra (Consoli, Di Salvo e Lombardo), dall’opposizione arrivano critiche…
“Sono persone che mi hanno sostenuto in campagna elettorale. Non hanno fatto operazioni di trasformismo, hanno scommesso su di me lavorando seriamente per la mia elezione. Sono persone che hanno competenze professionali adeguate ed io guardo a quella prima di ogni altra cosa. Li ho scelto perché hanno la mia piena fiducia e con loro intendo lavorare con la spirito di allargare non di chiudere”.
Senta, a distanza di tempo, le riformuliamo la domanda sul Ponte...
“Sono contento che se ne parli. Era un errore clamoroso non capire che a certe condizioni il Ponte può diventare un volano di sviluppo enorme per la nostra terra. Assunsi questa posizione nel 2001 mentre ero ministro dell’Interno nel governo che decise di realizzare il Ponte, il governo Amato II. Sono felice che il presidente del Consiglio abbia ripreso questo tema lo sosterrò con convinzione profonda”.
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