I ‘furbetti del cartellino’ vanno a casa. Dopo le indagini, le intercettazioni ambientali e i video girati dalla polizia che immortalano gli impiegati di Acireale che timbrano il badge al posto dei colleghi assenti, arrivano i licenziamenti.

Sono 15 i comunali licenziati su 19. Per loro, la Procura di Catania ha depositato l’avviso di conclusione indagine per truffa e falso. Per altri quattro indagati il procedimento è sospeso perchè la loro posizione, sotto il profilo penale e disciplinare, non è ancora perfettamente chiara.

Ad indagare dopo le segnalazioni di alcuni cittadini che negli uffici non trovavano gli impiegati, sono stati gli agenti del Commissariato di Acireale.

Per l’accusa, i 15 dipendenti risultavano al lavoro, nonostante fossero assenti, grazie alla complicità tra colleghi che timbravano per loro il badge personale.

L’inchiesta, scattata a febbraio, ha portato inizialmente alla sospensione dei dipendenti raggiunti dal provvedimento cautelare: tre erano stati messi agli arresti domiciliari e 12 all’obbligo di firma. Nell’inchiesta il Comune di Acireale si è costituito come parte lesa, assistito dall’avvocato Enzo Mellia.

Oggi sono stati il sindaco Roberto Barbagallo e il dirigente Antonino Molino a comunicare la sanzione stabilita dalla Commissione Disciplinare a lavoro da mesi. 

Per il primo cittadino: “Oggi è un giorno difficile. C’è amarezza per due motivi, perché oggi vengono licenziati 15 dipendenti e quindi vengono a mancare gli stipendi a 15 famiglie e amarezza perché quei dipendenti dovevano trovarsi sul posto di lavoro e non avrebbero dovuto infrangere il rapporto di fiducia con il Comune di Acireale, loro datore di lavoro, soprattutto in un momento storico sono tante le persone e i giovani disoccupati”.

“I dipendenti hanno la responsabilità di essere sul posto di lavoro – ha continuato Barbagallo – e di lavorare, non dovrebbero servire i dispositivi di controllo, è triste dover pensare che ognuno di noi non sia responsabile del lavoro che svolge. Abbiamo seguito ciò che prescrive la norma Brunetta e oggi è stato completato tutto l‘iter procedurale con la determina di conclusione del procedimento disciplinare”.

“L’Ufficio procedimenti disciplinari – ha spiegato il dirigente Antonino Molino – ha lavorato in questi quattro mesi con grande scrupolo sugli atti della Procura. Sono provvedimenti corposi che richiedono un lavoro certosino, prima di applicare una sanzione tanto grave, di condanna a morte per il dipendente. Abbiamo analizzato l’attività d’indagine svolta dal Commissariato di pubblica sicurezza di Acireale e vagliata dalla Procura etnea e sulla base della richiesta di applicazione di misure coercitive da parte della Procura, in cui si dava atto, passo dopo passo, delle posizioni, delle assenze, degli illeciti, dei fatti accertati dagli organi di polizia e abbiamo ritenuto che questi fatti avessero una determinata rilevanza disciplinare e, in applicazione del 55 quater, portassero all’applicazione del licenziamento”.

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