Palermo, Roma, Milano. Tre tappe nell’esodo dei migranti-ragazzini – “minori non accompagnati”, la definizione più ricorrente – sbarcati sulle nostre coste e finiti chissà dove. Nell’indifferenza di molti: “Secondo le cifre più recenti del Ministero delle Politiche Sociali, quest’anno in Italia sono arrivati 22 mila minori non accompagnati e ben 6.500 risultano ad oggi irreperibili”, afferma Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.

Per accendere su questa emergenza umanitaria i riflettori, o almeno qualche faretto…., l’Unicef presenta oggi nei tre capoluoghi la video-inchiesta “Invisibili”, curata da Floriana Bulfon e Cristina Mastrandrea. A Palermo, proiezione alle 17 nell’Aula consiliare a Palazzo delle Aquile. Scelta non casuale: “La Sicilia, da subito in prima linea nell’accogliere queste persone, ospita attualmente 6.344 minori stranieri non accompagnati, il più alto numero in Italia”, dice Iacomini. Che, poi, ricorda “tutti i privati cittadini sulle spiagge, impegnati a dare una mano ai tanti profughi in arrivo sulle coste dell’Isola”.

“Invisibili”. Chi sono?

“Nella maggior parte dei casi sono ragazzi di età compresa 15 e 17 anni, provenienti principalmente dall’Egitto, dall’Albania e dall’Africa subsahariana. L’80 per cento di questi è giunto in Italia senza un familiare con sé, a seguito di un pericoloso tragitto in cui ha già dovuto subire qualche tipo di violenza … Siamo dinanzi a un’emergenza umanitaria, ma anche a un cambiamento epocale che richiedono un’azione immediata da parte della nostra società. Sono bambini e come tutti i bambini devono essere tutelati”.

Ragazzine e ragazzini inghiottiti in un buco nero. Ma inghiottiti da chi, da che cosa?

“In media, uno su quattro fugge dai centri d’accoglienza. Molti cercano di raggiungere parenti e amici nel nord Europa, tenendosi stretto il fogliettino con i numeri da chiamare. Fuggono per trovare un lavoro e iniziare a mandare anche pochi spiccioli ai familiari oppure lo fanno semplicemente perché sono stanchi di stare fermi. Una volta usciti dai centri però alcuni cadono nelle reti della criminalità più o meno organizzata e spesso non riescono ad uscire più da quel circuito”.

Dopo lo sbarco, prima di sparire nel nulla, il passaggio nei Centri di Accoglienza. Strutture che funzionano poco e male?

“In questi anni ho visitato diversi Centri di Accoglienza, alcuni sono delle vere eccellenze, altri invece sono un po’ in affanno. Del resto, però non è facile confrontarsi con un’emergenza di questa portata. Come abbiamo detto ogni bambino, bambina, ragazzo o ragazza migrante deve ricevere aiuto e supporto, per questo stiamo lanciando “One UNICEF Response”, un programma rivolto alla tutela dei giovani migranti che arrivano nel nostro Paese”.