Una video animazione di 17’ che ha debuttato a Berlino nel 2014, ha raggiunto Kassel nello stesso anno, poi il Moma di New York l’anno seguente e la Triennale di Milano nel 2018: raggiunge per la prima volta Catania.
Liquid Traces viene presentato il prossimo sabato 18 maggio all’interno del FIC FEST.

Aldo Premoli co-fondatore della Onlus Mediterraneo Sicilia Europa  ha scelto questa opera per raccontare come i ritmi della mobilità nel Mediterraneo sono determinati dalla progressiva limitazione dei mezzi legali di accesso all’UE e dalla contemporanea accelerazione dei flussi di merci e capitali potenziata da raddoppiamento del Canale di Suez.

Proprio in questi giorni la cronaca quotidiana ci racconta di nuovi sbarchi e di nuovi morti affogati nel Canale di Sicilia. Il Mediterraneo è ormai divenuto una delle frontiere più pericolose al mondo.
Com’è stato possibile, che in uno dei tratti di mare più trafficati al mondo – sorvegliato da mezzi navali e aerei – negli ultimi 10 anni migliaia di persone siano state inghiottite dalle onde senza lasciare traccia?

Liquid Traces, l’animazione costruita dall’americano psicologo forense Charles Heller e dall’architetto italiano Lorenzo Pezzani si interroga proprio su questo.

Nel giugno del 2011, un gommone con a bordo 72 persone partite da Tripoli alla volta di Lampedusa, a metà strada rimane senza carburante e inizia ad andare alla deriva. Nonostante la posizione venga segnalata alla guardia costiera italiana e maltese e al comando NATO di Napoli e nonostante durante la deriva i superstiti raccontino di essere stati avvistati e avvicinati da almeno un aereo di pattuglia, un elicottero e una nave militare, due barche di pescatori i naufraghi vengono lasciati alla deriva per 14 giorni per poi essere sospinti nuovamente sulle coste della Libia dalle onde. Solo 9 sopravvivono.

Heller e Pezzani hanno intervistato i sopravvissuti, raccolto da varie stazioni metereologiche ed oceanografiche, si sono serviti delle immagini satellitari che appaiono sui radar utilizzati per il controllo dei confini marittimi. Le informazioni così raccolte sono state poi analizzate e confrontate impiegando tecniche di cartografia, visualizzazione e modelling digitale, che hanno permesso di rendere visibili i nessi temporali e spazializzare i vari eventi, indicando in quale giurisdizione si trovasse il gommone durante il suo tragitto.

Il continuo rimbalzo di responsabilità fra le varie marine nazionali; lo scarico di responsabilità fra le guardie costiere italiane e maltesi, l’attività sospetta della cosiddetta “guardia costiera libica” sul chi sia responsabile dei soccorsi e su dove debbano essere sbarcati i sopravvissuti; la progressiva criminalizzazione del salvataggio in mare che ha portato all’arresto di pescatori e marinai, al sequestro di imbarcazioni e a un’indegna campagna contro le navi delle Ong sono sintomi di questo tragico fenomeno.

L’animazione resta visibile sino a venerdì 24 maggio.
LIQUID TRACES. THE LEFT-TO-DIE CASE BOAT. White Room – Scenario Pubblico, via Teatro Massimo 16, Catania. Da lunedì 20 a venerdì’ 24 ore 17.00 – 20.00.