La politica dei buoni uffici. Paolo Gentiloni, per la prima volta da quando è presidente del Consiglio, viene in visita ufficiale a Catania. Ne siamo lieti, è chiaro, perché l’interesse del capo del Governo è sempre gradito in una città in cui è impossibile fare un elenco completo dei problemi.

In tanti, tuttavia, si sono chiesti le ragioni specifiche della ‘calata’ del primo ministro a Catania. Ufficialmente il premier sarà ospite dello stabilimento della ‘BaxEnergy’, multinazionale italo-tedesca che fornisce soluzioni innovative ad alto contenuto tecnologico nel campo delle energie rinnovabili. Quella che per tutti è un’eccellenza.

C’è poi l’incontro con i sindaci della città metropolitana, a partire da quello di Catania, Enzo Bianco, di cui Paolo Gentiloni è amico e sodale fin dai tempi della Margherita che fu.  Un formulario visto e rivisto specie negli ultimi tempi, quando in particolare il predecessore del mite Paolo, l’esuberante Matteo Renzi, non si è certo risparmiato in visite e batterie di protocolli d’intesa da firmare in pompa magna. Ovviamente ‘Patti per la Sicilia’ esclusi.

La sintesi della visita di oggi, più che altro l’auspicio, sta proprio in quest’ultimo punto: passare cioè dalla fase (a tratti dopata) dell’annuncio per vedere finalmente qualcosa di concreto nascere dai Patti.

Se così non fosse, sarebbe  lecito, anzi scontato, chiedersi a che pro, a che scopo sia stata organizzata la visita di Gentiloni a Catania? E qualcuno potrebbe  maliziosamente pensare che rientri nel naturale proseguimento delle dinamiche e delle modalità ‘renziane’ anche senza Renzi.

Catania e la Sicilia, infatti, erano diventate le tappe preferite dell’ex premier che proprio in Sicilia aveva deciso di chiudere la campagna referendaria che, poi, ha portato alle dimissioni e alla baraonda politica che ha travolto il Pd.

Insomma, della visite di cortesia o di semplice vetrine,  i siciliani sono appagati.

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