La mobilità catanese è arriva ad un punto di svolta. Forse in modo maggiore rispetto all’inaugurazione della tratta Galatea-Stesicoro, quella di oggi che porterà la metro fino a Nesima, rappresenta un momento centrale per il futuro di Catania.
Da Piazza Stesicoro alla stazione di Nesima in poco più di un quarto d’ora, senza bisogno di avvalersi di mezzi propri o dell’autobus: potrebbe essere l’alba di una rivoluzione culturale che merita di essere sottolineata. Già perché dopo tanti, troppi anni di attesa, la metro catanese ha finalmente un ‘senso’. Non che prima non l’avesse, è chiaro, ma ora copre realmente una parte cospicua della città, con fermate in punti strategici.
Se da un lato, come osserveremo in seguito, il tema delle opere accessorie rimane centrale, potrebbe sembrare ancora più complesso l’approccio che tutti noi dovremmo cominciare ad avere nei confronti del mezzo pubblico, privandoci – anche solo per un lasso di tempo – di quello privato. La nostra macchina. Storicamente vorremmo ci accompagnasse fino al punto esatto in cui dobbiamo arrivare.
Una questione culturale, dunque, una rivoluzione che va necessariamente affiancata dalle costruzione delle opere accessorie, come i parcheggi, e dal miglioramento dei collegamenti, ovvero gli autobus che dall’hinterland portano alle fermate della metro.
Un modello già collaudato in altre città come Roma e Milano: l’unico modo per rendere la metro fruibile e utile non soli a chi abita nei pressi delle fermate.
Questione parcheggi: quello scambiatore di Nesima ( realizzato qualche decennio fa e mai realmente utilizzato ) dovrebbe diventare un punto di riferimento per chi arriva da Misterbianco ( in attesa che la metro giunga anche li ) e dalle zone etnee. Le fermate di Cibali e San Nullo, invece, non hanno posti auto nelle vicinanze, mentre è previsto un parcheggio dinanzi alla fermata Milo.
Più complicata la questione autobus: al momento l’Amt ( che ha problemi ben più gravi da risolvere ) non ha previsto nuove linee con capolinea alle fermate della metro.
Ma il nodo più importante da sciogliere riguarda il traffico proveniente dai comuni dell’hinterland e in particolare da San Gregorio, San Giovanni la Punta, Sant’Agata li Battiati, Gravina e Mascalucia. Non in tutti i comuni, peraltro, arrivano le linee Amt per la scelta delle amministrazioni di non rinnovare le convenzioni con l’azienda trasporti catanese.
Solo per fare un esempio: un residente a Gravina intenzionato ad arrivare a Piazza Stesicoro con i mezzi pubblici, dovrebbe prima usufruire del servizio urbano di Gravina (due linee al costo di 50 centesimi al biglietto ), arrivare al parcheggio dei Due Obelischi, prendere il Brt, arrivare fino in Via Etnea e prendere la metro alla fermata. Viaggio non proprio comodissimo e, certamente, non veloce.
Un esempio limite che, però, è lo specchio di quanto lavoro c’è ancora da fare. In questo senso la figura del sindaco della città metropolitana, ovvero Enzo Bianco, può assumere un ruolo decisivo: solo con l’unione d’intenti dei vari comuni etnei si potrà trovare una soluzione che permetta ai residenti nell’hinterland di raggiungere le fermate della metro con i mezzi pubblici.
Ciò non toglie che l’importanza della metro non deve assolutamente essere sminuita, anzi. Il nuovo servizio assumerà ancor più valore quando verranno inaugurate ( verosimilmente prima dell’estate ) le stazioni del passante ferroviario che da Cannizzaro arriva alla Stazione centrale, passando per Ognina, Picanello e Piazza Europa. Se Fce e ferrovie italiane sapranno coordinare i due servizi ( come avviene a Roma ) un’altra zona importante della città verrebbe fornita del servizio urbano su rotaia.
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