La partita infinita si ripete ciclicamente come un deja-vu che scandisce l’esistenza pallonara di ogni italiano. E di ogni tedesco.
Perché ciascuno di noi ha vissuto un’Italia-Germania. Tutti lo hanno fatto intensamente fermando nel tempo i ricordi di quella partita, madre di ogni battaglia sul rettangolo di gioco, che si riflettono sul modo di essere italiani.
Su ciò che era l’Italia del tempo e i sogni che ognuno conservava per sé pensando, magari, che alla prossima Italia-Germania le cose sarebbero andate diversamente. Non la partita, per carità, ‘solo’ la vita di tutti i giorni.
Abbiamo chiesto di rivivere quei momenti a tre grandi personaggi siciliani: l’attore Gino Astorina, il conduttore e giornalista Salvo La Rosa e il cantante Davide Shorty che hanno selezionato le loro personalissime Italia-Germania fra le tante che si sono disputate dagli anni 70 ad oggi.
L’auspicio ( e stiamo toccando ferro) ovviamente è di ripetere poi la stessa esultanza.
GINO ASTORINA: ITALIA-GERMANIA 4-3 (1970)
Era l’estate del 1970, Enzo Jannacci cantava “Messico e Nuvole”, il televisore era ancora in bianco e nero e l’unica cosa a colori era la rivista “Caballero” che per le ripetute “letture” mi portò via due diottrie. Quella sera del 17 giugno l’afa accendeva ancora di più la discussione con mio padre, io volevo passare dalla bicicletta al motorino, lui, se non la smettevo immediatamente, voleva passare de “vuciati” e “coppa”.
Fortunatamente l’annunciatrice interruppe le ostilità dando la linea allo stadio Azteca di Città del Messico, la sua attenzione si sposto verso il commissario tecnico Valcareggi per aver escluso ancora una volta dalla formazione iniziale Rivera preferendogli Mazzola.
In contemporanea col fischio iniziale tuonò: “Macari ‘nta Luna facissunu jucari a Mazzola e a Rivera assemi, nuatri no! Chi fa si pistunu i peri?” E a proposito Luna, solo undici mesi prima quello stesso televisore era stato acceso di notte per vedere lo sbarco, a differenza di un moderno monitor costretto a vedere di notte repliche di “alieni” affollare l’etere. Ma questa è un’altra storia.
Il primo tempo solo dopo otto minuti Boninsegna porta in vantaggio l’Italia, per i rimanenti ottanta “u sonnu e i zanzari” sono state le protagoniste assolute. Quando si attendeva il solo triplice fischio finale dalla sinistra dell’attacco teutonico arriva un cross ed in spaccata Karl-Heinz Schnellinger insacca alle spalle di Albertosi il suo primo e unico gol in quarantasette partite con la nazionale alemanna.
Seguirono oltre tre minuti di urla, io ero convinto che mio padre sapesse parlare il tedesco, ma la foga ed i neologismi rendevano lo sfogo si papà molto simile ad un ordine dato da un ufficiale del terzo reich. In sintesi tacciava il terzino del Milan di alto tradimento dal momento in cui noi italiani ci stavumu mantinennu a famigghia!
Inutile raccontare quello che successe nei due tempi supplementari non c’era il tempo di gioire che l’angoscia di una sconfitta immeritata si profilava ad ogni passaggio sbagliato. Rivera fece il suo ingresso in campo, per la disperazione di mio padre si fece passare la palla tra il fianco ed il palo, non oso ripetere quello che riuscì a coniare per l’occasione, fortunatamente però, il tempo di mettere la palla al centro l’abatino col numero 10 insaccò per il definitivo 4 a 3 per l’Italia.
Mio padre, come un pugile alla fine del 15° round era seduto con le braccia che penzolavano dalla sedia e regalandomi uno dei suoi sorrisi, si accese una sigaretta, nel guardarmi notò che anch’io stavo fumando, riprendendosi immediatamente la “patria potestà” mi tuonò: “ chi stai facennu cu sta sigaretta ‘nta ucca?” io risposi, papà ma uffristi tu! Non perdendosi d’animo replicò: “Ah, m’hava passu, ca ti l’hava pigghiatu tu, in ogni caso di rumani non si fuma cchiù” timidamente chiesi: “ e po muturinu?” Viremu comu va co Brasili! Niente da fare, con i verde-oro giocava un certo Edson Arantes do Nascimento detto Pelè. Pedalaaaa
SALVO LA ROSA : ITALIA-GERMANIA 3-1 (1982)
Rossi che segna ancora con la sua agilità felina ed entra nella leggenda. Tardelli che urla a squarciagola la gioia sua e di una Nazione intera, correndo in campo come un forsennato incredulo.
Altobelli che trova il gol del trionfo finale. In tribuna, al “Santiago Bernabeu”, l’esultanza vera, genuina e quasi fanciullesca del Presidente Sandro Pertini ad ogni gol degli azzurri e soprattutto al fischio finale del signor Arnaldo César Coehlo, che in italiano significa coniglio ma che per noi italiani resterà, invece, per sempre un leone brasiliano (nel primo tempo della finale ci ha dato anche un rigore che Cabrini, purtroppo, ha sbagliato). Poi il triplice urlo conclusivo del re dei telecronisti Nando Martellini: “Campioni del Mondo. Campioni del Mondo. Campioni del Mondo”. E ci metto anche la storica e spettacolare partita a carte tra lo stesso Pertini, quel grande galantuomo di Enzo Bearzot (ex mediano rossazzurro, tra l’altro, con la sua inseparabile pipa, il “capitano coraggioso” Dino Zoff e il Barone Franco Causio, sull’aereo di ritorno da Madrid con tanto di Coppa del Mondo sistemata sul tavolo accanto al mazzo di carte.
Che meraviglia. Davvero quell’Italia-Germania 3-1 dell’11 luglio 1982 resterà uno dei ricordi più belli e felici della mia Vita. Avevo poco meno di 19 anni e proprio tra il 4 e il 9 luglio avevo dato due esami all’Università: erano andati bene e per festeggiare mi ero regalato qualche giorno di vacanza a Roma, ospite dei miei zii. Ed è nella Capitale che ho assistito alla diretta del trionfo azzurro contro gli avversari di sempre, i favoritissimi tedeschi, i “panzer” temuti e sportivamente odiati.
Un trionfo che un mese prima era impossibile sperare, perchè quell’Italia di Bearzot non piaceva, sembrava debole e poco competitiva. E invece Gentile che “massacra” niente di meno che Diego Maradona contro l’Argentina. Oriali che gioca il Mondiale della Vita e, senza neanche poterlo immaginare, diventa fonte di ispirazione per Ligabue che qualche anno dopo scrive “Una vita da mediano“, una delle canzoni italiane più belle ed emozionanti. Zoff che, con la sua grande signorilità para tutto e anche di più. L’indimenticabile Gaetano Scirea, campione di eleganza e di tattica”
Antognoni che “spadda” classe e talento insieme con Causio e Conti. E così arriviamo al trionfo di Madrid con una squadra formidabile e perfetta, anche con i due babies Cabrini e Bergomi e con un entusiasmante Ciccio Graziani.
Era l’Italia Mondiale. L’Italia del 1982. L’Italia dei miei anni più belli e spensierati, di quannu era carusu, insomma. E forse anche per questo quella partita e quell’Italia le ricordo #cututtuucori. Forza azzurri, sempre.
DAVIDE SHORTY: ITALIA-GERMANIA 2-0 (2006)
I miei ricordi di Italia-Germania iniziano fin da bambino: avevo delle videocassette sulla storia dei Mondiali che rivedevo ciclicamente. In particolare ero ipnotizzato dal gol di Tardelli nel 1982 che ci fece vincere il campionato del mondo.
Certo, da più grandicello, l’ho vissuta sulla mia pelle. Era l’estate del 2006 ed ho ben impressa un’azione di quella partita. Si era già ai tempi supplementari.
Cannavaro recupera palla, poi ho un vuoto, ma ricordo che finisce a Totti a centrocampo…la passa a Gilardino che si invola verso l’area di rigore tedesca, ma all’improvviso alle spalle dell’attaccante spunta Del Piero che dopo aver chiesto palla, riceve e fa uno di quei gol che solo Pinturicchio può fare. Due a zero ed in finale a Berlino!
Ho vissuto un mix di commozione e gioia. Poi vedevo i tedeschi distrutti…ed una cosa che non scorderò mai!
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