Nel 1946 Nicolò Di Salvo aveva 22 anni e votò per la Repubblica e alla Costituente per i socialisti. Ma sulle spalle e dentro gli scarponi, c’erano già la guerra combattuta nel regio esercito fino all’8 settembre 1943 e soprattutto la Resistenza dove per tutti era ‘Corsaro’. Oggi Cola è un ragazzo di 92 anni, vive nella sua Palagonia, e difende la memoria di quei giorni che cambiarono l’Italia.

“Difendo la Costituzione – precisa subito Di Salvo – perché come partigiano sento di aver partecipato personalmente insieme a coloro che l’hanno fatta, quindi al referendum voterò No”.

Ha energie da vendere ‘Corsaro’ che con una lucidità rara anche a tanti ragazzi di oggi, ricorda che il documento è nato ‘in un momento antifascista e fatto da antifascisti’ e non ha dubbi sul percorso compiuto dall’Italia: “Ha camminato bene con questa Costituzione, si è riscattata divenendo modello di democrazia”.

Di Salvo questi concetti li ha ripetuti per una vita ed è logico che in casa sua, anche in queste settimane in cui infiamma il dibattito politico sul referendum, si respiri ancora il profumo del momento storico che ha generato la Costituzione, quelle condizioni irripetibili che l’hanno resa pilastro della nostra democrazia: “Gli uomini di oggi possono solo sciuparla”, dicono.

Nessun accenno, invece, alla querelle che ha trascinato anche l’Associazione partigiani. Santina Sconza è una donna forte, sanguigna e ne parla per difendere innanzitutto l’Anpi di cui è presidente della sezione di Catania, ma premette: “Basta con questa polemica sterile. Fa solo male”.

“La cosa che mi ha fatto più male – spiega – sono stati certi attacchi al nostro presidente nazionale Carlo Smuraglia. Uno che la guerra l’ha fatta davvero, che ha combattuto per la libertà e per la Costituzione. Non si possono tollerare attacchi da parte di persone senza alcuna conoscenza della Resistenza, né si può accettare che si dica che esitano partigiani veri e non veri”.

La polemica che sembra essere sopita dopo i botta e risposta della scorsa settimana, oggi, in occasione del 70esimo anniversario della nascita della Repubblica rischia di infiammarsi nuovamente.

Nei giorni scorsi il ministro Graziano Delrio, commentando quanto sta avvenendo nel Pd ha auspicato che “non sia accettata” l’adesione di dem ai comitati per il no. Anche se Renzi ribadisce che non espellerà nessuno: “Chi vuole votare no ha tutto il diritto di farlo…”.

La chiama democrazia questa? – dice Sconza – Mi piace ricordare il pensiero di Togliatti che affermava all’interno della cabina elettorale ciascuno vota secondo coscienza”.

Quindi?

“Quindi, noi siamo per il No, ma se ci sono tesserati Anpi che voteranno in altro modo ne risponderanno alla propria coscienza e alla democrazia che toglieranno alle generazioni future”.

Santina Sconza è critica anche con i giovani e soprattutto con gli studenti universitari. Ricorda il suo ’68 e fa il confronto con quanto accaduto in occasione della visita del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, alla Scuola superiore di Catania: “A parte l’intervento di due ragazzi non c’è stato nulla. Ma dico – tuona – stiamo parlando della Costituzione che è in pericolo, della democrazia… e non si fa almeno un sit-in!?”

Della questione referendaria ne abbiamo parlato anche con Giovanni Burtone, deputato del Pd, sostenitore del Sì, ma soprattutto figlio del partigiano Capitano Morello. “Ho tanto parlato con Giovanni, ma…”, dice Sconza ridendo.

Ma?

“Ma queste sono considerazioni che tengo per me. Per favore”.

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