La Direzione investigativa antimafia di Catania ha eseguito il sequestro di beni per 600 mila euro nei confronti di Orazio Benedetto Cocimano.
Nel 2009 aveva iniziato la scalata alla gerarchia interna del clan, divenendone il ‘reggente militare’, con il compito di detenere la ‘cassa degli stipendi’. Il provvedimento, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura, ha interessato due appartamenti, tre garage e un deposito.
Orazio Benedetto Cocimano, catanese di anni 52, elemento di vertice dell’organizzazione mafiosa Santapaola-Ercolano venne arrestato nel luglio del 2014 dalla polizia nell’ambito dell’operazione “Ghost” poiché gravemente indiziato del reato di fittizia intestazione di società operanti nel settore delle costruzioni edili, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e di agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Reato commesso in concorso e con l’aggravante della mafia.
Cocimano dopo l’arresto di Santo La Causa, di Carmelo Puglisi, e nell’ambito dell’operazione “Iblis” di Francesco Arcidiacono detto “Francu u Salaru”, raggiungeva il vertice operativo dell’organizzazione mafiosa Santapaola – Ercolano diventando, alla fine del 2009 fino al 2011, reggente operativo dell’ala militare della “famiglia”, nonché detentore della “cassa degli stipendi”.
Più volte arrestato, già nella metà degli anni ’90 e poi nel 2011, per il reato di estorsione, il 3 maggio del 2000 fu raggiunto da una nuova ordinanza di misura cautelare nell’ambito dell’operazione di Polizia “Orione 3” per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, in quanto affiliato al clan Santapaola, ed associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Particolarmente vicino al boss Maurizio ZUCCARO, il collaboratore Santo La Causa, del quale sarebbe stato il successore in seno all’organizzazione, lo ha indicato come componente del gruppo di fuoco che nel 1996 uccise Luigi Ilardo, confidente del colonnello dei carabinieri Riccio, negli anni della ricerca dell’allora latitante capo di cosa nostra Bernardo Provenzano, e la cui vicenda costituisce il processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Lo stesso La Causa riferisce il suo ruolo anche nell’omicidio del rampollo dei Angelo Santapaola.
E’ stato più volte sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno, nel 2011 e nel 2013.
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