Sono due i sistemi di frode scoperti dai finanzieri di Catania che hanno arrestato 14 persone (messe ai domiciliari) imposto l’obbligo di firma a 15 e sequestrato 25 impianti di carburante non in regola.

I numeri dell’indagine sono altissimi: rilevata la sottrazione a tassazione di oltre 45 milioni di euro in materia di imposte dirette, Iva per circa 30 milioni di euro, accisa per circa 4 milioni di euro e Irap per oltre 1,5 milioni di euro; il prodotto contrabbandato in frode è stimabile in oltre un milione  e 200 mila litri di gasolio.

L’indagine del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania ha portato alla luce il sodalizio criminale ramificato in Sicilia e Campania e ricostruito  l’intera “filiera del carburante di contrabbando”: dai depositi di carburante agricolo alle imprese petrolifere, di trasporto e di distribuzione, dai distributori stradali ai tecnici degli impianti.

CHI SONO LE 14 PERSONE ARRESTATE: I NOMI 

Le indagini hanno fatto emergere due sistemi di frode attraverso cui i componenti dell’associazione criminale si rifornivano del carburante di contrabbando.

Un primo era rappresentato dall’utilizzo di gasolio agricolo (prodotto petrolifero sottoposto a tassazione agevolata perché destinato alle macchine agricole) prelevato da depositi “complici” attraverso la produzione di falsa documentazione e “dirottato” per l’autotrazione di veicoli non agricoli.

Un secondo riguardante carburante per autotrazione, proveniente legittimamente da raffinerie e depositi commerciali, che veniva commercializzato senza l’applicazione dell’Iva ricorrendo a documentazione di trasporto contraffatta e fatture false in quanto compilate con destinatari diversi da quelli reali.

Nel sistema era coinvolta anche una società “cartiera” che, oltre a consentire il mancato versamento dell’Iva, risultava completamente sconosciuta al Fisco.

Nel dettaglio, il primo canale illegale di approviggionamento si appoggiava, per il prelievo del gasolio agricolo, ad un deposito compiacente di Scordia gestito dalla “G.P. carburanti dei F.lli Mauro e Augusto Pillirone” e, mediante la presentazione di falsi “libretti” U.M.A. (Utenti Macchine Agricole) sui quali vanno annotati di volta in volta i prelievi di carburante agevolato, veniva distratto dall’uso agricolo e venduto ad autotrasportatori attraverso rifornimenti abusivi effettuati in zone di sosta e capannoni.

Queste aree venivano gestite in assenza di qualsiasi precauzione antincendio e in spregio a ogni norma di sicurezza, con rischi elevatissimi per l’incolumità di coloro che si trovavano a maneggiare il prodotto. 

Con il secondo canale illecito di approviggionamento il gruppo criminale prelevava il prodotto petrolifero direttamente da raffinerie, siciliane e campane, tramite le società “CO.ME.CO srl” di Siracusa e la “PETROL SERVICE S.a.s.” di Catania e lo rivendeva senza l’applicazione dell’Iva pari al 21%.

Ciò era possibile redigendo false dichiarazioni d’intento emesse dalla società “cartiera” campana “GI.SA.PE. s.r.l.”, amministrata formalmente da tale Luigi Barbato (in realtà già titolare di un salone da parrucchiere) secondo le quali il prodotto era fittiziamente destinato all’estero in esenzione di imposte.

In realtà il carburante non lasciava mai il territorio siciliano, dove veniva prontamente messo in consumo attraverso i canali ufficiali di vendita utilizzando distributori stradali di carburanti prevalentemente a Catania e in provincia che lo rivendevano ai normali prezzi di cartellino (quindi applicando l’IVA) a ignari consumatori finali.

br

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