In principio furono i jeans che nella vulgata popolare trascritta diventavano ginz. Poi la maggiore diffusione dell’idioma britannico e il continuo processo di globalizzazione hanno evitato erroracci.
Tuttavia nonostante il 70ennio di contaminazioni estere in alcuni casi facciamo (orgogliosamente) fatica ad apprendere rapidamente slang, usi e costumi provenienti dagli States o dalla Gran Bretagna.
La foto che postiamo, scovata come sempre dal geniale Gino Astorina, è stata scattata a Catania. Una promozione a buon mercato per quel prodotto, la zucca, che una volta da queste parti serviva soprattutto per la minestra con la pasta. La ricorrenza di Halloween – che di anno in anno scalza quella, tutta siciliana, della commemorazione dei defunti – ha inevitabilmente aperto un mercato che garantisce nuovi introiti.
I fruttivendoli, forse, fanno affaroni con le zucche da trasformare in oggetti per il rito celtico di Halloween, ed è logico ricorrere ad una promozione, come nel caso della foto, per incentivare le vendite. Del resto furono proprio gli americani ad insegnarci che la pubblicità è l’anima del commercio.
Ammesso che lo sia, vista l’assonanza con il medicinale antidolorifico che si chiama proprio Aulin (straordinario per il mal di testa), apprezziamo la buona volontà del venditore: è un pioniere. Al pari di chi, ormai diversi anni fa, si mascherava da scheletro o strega andando in giro per le vie della Sicilia: gliene abbiamo dette di tutti i colori.
La stessa cosa avveniva, molto tempo fa, anche ai primi fan di Babbo Natale. Lo racconta sempre Gino Astorina parlando della ricorrenza dei defunti a Catania. Il piccolo Gino rivelava alla madre di avere appreso che in realtà i regali non li portavano i morti, ma Babbo Natale: “Che gente stai frequentando?!”, la risposta genuina della signora Astorina.
Vi proponiamo di seguito proprio il racconto del Giorno dei Morti secondo l’attore catanese. Un capolavoro contenuto nel suo libro ‘Basta che non sudi’.
I grandi ci preparavano con non poco pathos, invitavandoci ad andare a letto presto. Adducevano delle scuse non sempre adatte ad un bambino: “Dormi o i morti stanotte non ti portano i giocattoli” e fino a questo punto, niente di serio, anche se nella mia mente frullava la visione di uno zombie che nella notte entrava nella mia stanzetta barcollando, nel tentativo di lasciarmi il dono.
Per vincere l’ulteriore resistenza, si rinforzava la dose con: “Vedi che i morti lo capiscono se dormi veramente o fai finta, t’arattunu i peri e se sei sveglio, ti mettunu a cira ‘nta l’occhi. Se all’epoca c’era telefono azzurro, a me matri c’avissuna ratu trentanni di cacciri. “Dormi!” CONTINUA A LEGGERE
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