Abbiamo fatto fatica a capire che cosa fosse questa mania dilagante dei Pokemon. E’ stato illuminante un confronto, ieri, con i colleghi della redazione palermitana che avevano già trattato la vicenda spiegandoci della app – divenuta virale in tutto il mondo – che nel capoluogo concentrava batterie di Pokemon nella zona del Giardino Inglese. Ci dicono, anche, che proprio oggi è previsto un raduno nel cuore del parco palermitano divenuto una sorta di palestra.

(Orgogliosamente) Pensavamo che Catania sarebbe rimasta immune da questa cyberfollia. Macchè. Ieri frotte di cacciatori, armati di smartphone, sono state avvistate alla Villa Bellini. C’era chi sparava colpi dietro le siepi o le fontane, chi si vantava di conquiste eroiche degne di un safari di inizio Ottocento.

Stamani, facendo un po’ i pettegoli, abbiamo ascoltato la complessa discussione fra due ragazzini che si aggiravano per le vie del capoluogo: “Mbare ci nnè Pokemon peri peri?!” (amico ci sono Pokemon in giro?)

“Nenti…”, la risposta dimessa al limite della tragedia.

Il dato che ci ha sorpreso maggiormente riguarda, però, le fisique du role degli impavidi cacciatori che non sarebbero solo  bambini o teen ager, ma anche (udite, udite) adulti fra cui stimabili professionisti.

Non conosciamo i poteri di Pikachu, Azurill, Snorlax, Lapras e Magicarp (i nomi li abbiamo spudoratamente copiati), ma riteniamo di sapere cosa sarebbe in grado di fare il Pokemon Paghiolus (da pagghiolo, ovvero, soggetto catanese ormai maturo che si ostina a rimanere ragazzino).

Si tratta di un eroe che ha cominciato le proprie battaglie moltissimi anni fa in novembre, per la Festa dei morti, quando si aggirava armato di una pistola ad aria compresa per i viali della Villa Bellini guerreggiando con altri simili; poi, nonostante avesse già conseguito la laurea, si è tuffato nella playstation immaginandosi Ronaldo.

Ora va caccia di Pokemon, ma certamente vi dirà: “Sono qui con mio figlio. Che vuole sono ragazzi…” Loro.

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