‘La Sicilia senza infrastrutture efficienti non ha futuro’. Per questo nasce anche a Catania la ‘Rete Civica per le infrastrutture del Mezzogiorno’ un’organizzazione di cittadini, professionisti, esperti e addetti ai lavori per mantenere alta l’attenzione sul tema di strade, autostrade, porti, ferrovie e sulla questione del ‘Ponte sullo Stetto’.

“Per lo sviluppo infrastrutturale della Sicilia non è pensabile – ha detto Fernando Rizzo, presidente ‘Rete civica per le Infrastrutture del Mezzogiorno’ – che l’Isola possa attrarre investimenti nel momento in cui è carente sotto l’aspetto delle infrastrutture e se mancano le ferrovie che collegano direttamente i porti al centro dell’Europa. Bisogna fare capire e fare comprendere anche da un punto di vista culturale che ad esempio il Ponte è l’infrastruttura principale attraverso cui possono essere realizzate le ferrovie e possono essere portati i beni a lunga percorrenza in Sicilia. Oggi il mondo si è totalmente capovolto è la nostra Isola è in una posizione strategica al centro del Mediterraneo con il core business che proviene dal Sud-Est asiatico fa della Sicilia l’asse portante di una nuova economia. Questo bisogna comprendere per creare sviluppo, economia e lavoro così come per il turismo c’è bisogno dei treni”.

Nel corso del convegno ‘Dalla Sicilia riparte d’Italia: infrastrutture strumento di coesione, mobilità e sviluppo’ è stato il neo presidente della sezione catanese a ribadire qual è la necessità di ‘fare rete’:

“Serve promuovere le infrastrutture e smuovere quelle coscienze un po’ assopite e troppo abbandonate all’idea che nulla si possa fare – ha spiegato Spampinato – le decisioni politiche non devono necessariamente passare dall’alto, ma devono essere condizionate da chi non è disfattista, da chi non dice che il Ponte non si può fare. In quel caso sì che saremmo privati del nostro futuro. Catania e la Sicilia hanno enormi possibilità, basta solo crederci e impegnarci in prima persona”.

Secondo ‘Rete Civica’ ‘il futuro dei giovani siciliani dipende da due fattori: che la Sicilia smetta di far sentire la propria voce solo per lamentarsi e chiedere aiuti senza avanzare proposte che si integrino in un progetto di sviluppo dell’intero Paese e che i Governi Nazionali comprendano una volta per tutte che il Paese non ha speranze di ripresa senza il coinvolgimento del Meridione’.

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