E’ attesa nelle prossime ore la relazione finale degli ispettori inviati dal ministero per la Salute all’ospedale Cannizzaro di Catania, dopo la morte di Valentina Milluzzo. Servirà ad avere un quadro completo su cosa è avvenuto.

Venerdì sera, dall’ispezione è emerso ‘Nessun rilievo su come è stata affrontata l’emergenza dai medici del reparto di ostetricia e ginecologia’.

Valentina, al quinto mese di gravidanza, ha perso anche i gemelli che portava in grembo, un maschietto e una femminuccia. E poi e morta.  Lei e il marito, Francesco Castro, sarebbero diventati genitori grazie alla procreazione assistita.

VIDEO-INTERVISTA AL PADRE DI VALENTINA MILLUZZO 

Per la morte di Valentina, 32 anni, impiegata di banca e originaria di Palagonia, la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta.   Il fascicolo è stato attivato, come atto dovuto, dopo la denuncia dei familiari della donna che nella loro ricostruzione dei fatti parlano di un medico che si sarebbe rifiutato di estrarre i due feti, quando sono entrati in crisi respiratoria, perché obiettore di coscienza.

A riferire il contenuto dell’esposto presentato alla Procura è il legale della famiglia, l’avvocato Salvatore Catania Milluzzo.

“La signora al quinto mese di gravidanza – sostiene il penalista – era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell’utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Lei ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa. Dai controlli – aggiunge – emerge che uno dei feti respira male e che bisognerebbe intervenire, ma il medico di turno, mi dicono i familiari presenti, si sarebbe rifiutato perché obiettore di coscienza: ‘fino a che è vivo io non intervengo’, avrebbe detto loro. Quando il cuore cessa di battere viene estratto il feto e mostrato morto ai familiari. Due di loro possono avvicinare la donna che urla dal dolore e grida continuamente ‘aiuto’. Viene eseguita una seconda ecografia – continua nella ricostruzione il penalista – e anche il secondo feto mostra delle difficoltà respiratorie. E anche il quel caso il medico avrebbe ribadito che lo avrebbe fatto espellere soltanto dopo che il cuore avesse cessato di battere perché lui era un obiettore di coscienza”.

Il secondo feto, secondo la denuncia, non è mostrato ai familiari. E un medico li avvisa che “le condizioni della donna sono gravissime perché la sepsi si estesa, con una setticemia diffusa”. La donna sedata è portata in rianimazione, “e i familiari – osserva l’avvocato Catania Milluzzo – riferiscono di averla vista con dei cerotti sulle palpebre che le chiudevano gli occhi”. Poi domenica 16 ottobre la notizia del decesso.

Una ricostruzione ribadita dal padre della donna, Salvatore Milluzzo, ma che contrasta nettamente con quella fatta dal primario del reparto, Paolo Scollo, che col suo vice Emilio Lomeo, non e’ tra gli indagati perché’ assente: “I fatti dimostrano il contrario – sostiene il medico – dopo il primo aborto, che e’ stato spontaneo, ha indotto il secondo con l’ossitocina, quindi non c’e’ proprio la base per parlare di obiezione di coscienza. Ha fatto quello che andava fatto secondo riconosciuti protocolli medici internazionali”.

Domani sarà conferito ad un collegio di consulenti nominati tra esperti di alto livello provenienti da altre regioni l’incarico per l’autopsia di Valentina. Lo stesso giorno è previsto l’esame medico legale nell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro. Vi parteciperanno anche consulenti nominati dai 12 medici indagati per omicidio colposo plurimo e quelli delle parti lese.

far

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