Una pioggia di soldi su Catania come ai tempi di Berlusconi e della sindacatura Umberto Scapagnini. Il Patto per Catania che Matteo Renzi sottoscriverà sabato prossimo prevede lo sblocco di oltre mezzo miliardo di euro.

A differenza del maxi intervento dei primi anni 2000, in cui si conferirono poteri speciali per l’emergenza di protezione civile legata al traffico e rischio sismico, nel ‘Patto’ vengono inseriti anche fondi per turismo, cultura e scuola.

Per l’area etnea, fra gli interventi previsti, c’è la metropolitana leggera, i fondi per Librino e per il teatro Moncada dello stesso quartiere, il potenziamento della banda larga ed il recupero del PalaNesima e la riqualificazione della zona industriale.

Ai tempi di Scapagnini si realizzarono diverse infrastrutture che hanno cambiato il volto della mobilità cittadina: la modernizzazione della circonvallazione, i parcheggi scambiatori, il nodo di viale Lainò e altri accessi alla città.

Certo, non mancano le incompiute legate anche a vicende giudiziarie, si pensi ad esempio al nodo di viale Alcide de Gasperi, mai allacciato alla circonvallazione che avrebbe coronato l’idea di Scapagnini del waterfront (ouoterfront come diceva il sindaco nato a Napoli) sull’attuale lungomare. Ma c’era anche il progetto di una seconda circonvallazione urbana che di fatto non ha mai visto la luce se non in alcuni piccolissimi tratti.

Nel Patto per Catania, Renzi come Berlusconi, fa arrivare in città fondi che dovrebbero rimettere in moto soprattutto l’edilizia, motore dell’economia catanese.

Anche il tempismo ricorda quello dei primi anni 2000: le gru entrarono in azione perlopiù nel 2004, un anno prima delle Amministrative che videro la riconferma di Scapagnini.

Il Patto può essere quindi la chiave di volta per il rilancio anche in chiave politica dell’attuale amministrazione e soprattutto di Enzo Bianco. Qualora decidesse davvero di ricandidarsi.

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