Sono quattro catanesi e un senegalese gli arrestati ieri sera dalla polizia di Stato dopo la rapina commessa a tre commercianti cinesi a Giarre che in un trolley avevano 60mila euro in contanti.
Sono Salvatore Bonaccorsi, 28 anni, nipote di Ignazio Bonaccorsi capo della cosca dei ‘Carrateddi’, Salvatore Calvagna, 34 anni, Salvatore Giuffrida, 33, Giovanni Trovato, 28, e Moustapha Diop Serigne, 49 anni, in possesso di regolare permesso di soggiorno, ritenuto il ‘basista’ del commando.
Sono ancora in corso le indagini della squadra mobile per identificare gli altri cinque complici riusciti a fuggire. Uno degli arrestati, Giuffrida, è ricoverato nell’ospedale Cannizzaro di Catania, con una prognosi di 20 giorni, perché colpito da schegge alla caviglia destra dopo che un poliziotto ha esploso, cadendo, accidentalmente un colpo di pistola.
L’operazione era nata da un servizio della sezione Antirapine della squadra mobile di Catania che aveva appreso di un assalto a cinesi a Giarre. Sono stati avviati dei posti di osservazione fino a quando, nel centro della città, dieci banditi, col volto coperto da passamontagna e armati di pistola, hanno aggredito tre cinesi, che hanno reagito e sono stati picchiati, per rubargli il trolley.
I commercianti orientali pagano in contanti le loro transazioni e sono abituati a girare con grosse somme di denaro in contanti. I tre, secondo la polizia, erano ‘controllati’ dai banditi probabilmente grazie alla collaborazione del somalo e a un impianto Gps che era stato installato a loro insaputa nell’auto utilizzata dai tre cinesi. Per bloccare la rapina e l’aggressione i primi due poliziotti hanno esploso un colpo di pistola in aria a scopo intimidatorio: cinque banditi sono fuggiti a piedi e sono stati arrestati, altri cinque sono scappati a bordo di due automobili con targhe rubate. I tre cinesi sono stati portati in ospedale per i trami da percosse subiti e giudicati guaribili in 10 giorni. Sul posto sono intervenute anche ambulanze e pattuglie dei carabinieri della compagnia di Giarre. La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta.
foto gazzettinonline.it
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