E’ stata realizzata nel 2007, finanziata con circa 700 mila euro di fondi Ue, costruita dieci anni fa ma mai aperta. E’ l’isola ecologia, che si trova in via Generale Ameglio, nel quartiere Nesima a Catania, un esempio di ‘spreco di risorse pubbliche ed eterne incompiute’ made in Sicily.

Almeno per il M5S, che nella città etnea ha avviato una petizione popolare da presentare all’amministrazione guidata da Salvo Pogliese, per chiederne la ristrutturazione, la messa in funzione e la riapertura. Di firme ne hanno raccolte 900 e ieri mattina un gruppo di consiglieri di circoscrizione e comunali del M5S, guidati da Santo Musumeci, Fabrizio Cadili e Emanuele Nasca, Lidia Adorno e Valeria Diana (in rappresentanza anche dei colleghi non presenti per ragioni istituzionali, erano impegnati nei lavori delle commissione consiliari) e dalla deputata regionale del M5S Angela Foti le ha consegnate agli uffici di palazzo degli Elefanti, sede del Municipio.

“Quest’opera costata 700 mila euro di fondi comunitari dell’ex Ato Rifiuti di Catania, oggi in liquidazione – dicono gli esponenti del M5s – quando è stata realizzata era all’avanguardia, dopo essere stata ultimata, inspiegabilmente è rimasta chiusa, abbandonata e di conseguenza vandalizzata. La nostra petizione, sottoscritta anche dai consiglieri di maggioranza e opposizione della circoscrizione Nesima, intende non solo lanciare un monito a sindaco e assessori competenti, ma li invita come indicato dal regolamento comunale che la disciplina, a predisporre, entro un mese, gli atti di programmazione necessari a rimetterla in funzione”.

L’attivazione dell’isola ecologica – aggiungono – consentirebbe al Comune di dotarsi di una struttura strategica per incrementare la raccolta differenziata a Catania, ferma al 7% e ben lontana dalla soglia del 65% obbligatoria per legge“. “Che nel capoluogo etneo, che conta circa 350 mila abitanti – proseguono – si registrino percentuali così basse di differenziata, unite a punte significate di evasione della tassa sui rifiuti da un lato è scandaloso, dall’altro ingiusto. Il dato che emerge è che esiste una fetta di catanesi che ‘paga’ anche per chi evade’, mentre la differenziata in città arranca”. “Aver raccolto così tante firme – concludono – in poco tempo è la prova che i catanesi chiedono un cambiamento. E’ compito di chi amministra, metterli nelle condizioni di realizzarlo”.

(foto di repertorio)