Sigilli al depuratore di Santa Maria di Licodia, il provvedimento eseguito dal corpo forestale dello Stato è stato disposto dal gip su richiesta della procura di Catania.

Due sono le persone indagate. Le indagini sono state avviate in seguito ad un’informativa trasmessa dell’Arpa di Catania e dopo le denunce presentate dai proprietari dei terreni vicino al torrente ‘Solpamaneri’ (chiamato anche Spurpi) che poi va a confluire nel fiume Simeto.

Dai rilievi dei tecnici sarebbero emersi ‘dati sconcertanti’: valori di Escherichia anche di 800 volte superiore dalla norma, quelli di azoto ammoniacale come Nh4+ anche tree volte superiori e quelle dei macro descittori Cod e Bdo5 rispettivamente due e quattro superiori dei limiti di soglia.

Secondo gli esperti: “tutto ciò è segno di un preoccupante fenomeno di inquinamento alle matrici ambientali, di deterioramento e compromissione del corpo idrico superficiale, di uno stato di degrado e di alterazione dell’ambiente naturale causato inequivocabilmente dall’immissione dello scarico proveniente da depuratore di Santa Maria di Licodia”.

L’impianto, allo stato attuale, secondo quanto reso noto dalla procura è senza autorizzazioni allo scarico.

Gli uomini del corpo forestale dello stato hanno scoperto che a monte della condotta, l’acqua scorre limpida e con valori nella norma, mentre a valle dopo l’innesto appare torbide e maleodorante con tracce di una non completa e corretta attività di depurazione delle acque fognarie.

L’impianto, sequestrato, non verrà fermato perché spiegano dalla Procura perché i rischi per gli abitanti sarebbero stati ancora più gravi.Il gip ha concesso l’autorizzazione all’uso affidando la cura al direttore dell’Arpa di Catania.