La Londra del dopo Brexit è una città confusa. Storditi gli inglesi, storditi gli stranieri e gli italiani che si sono trovati, indirettamente ma non troppo, coinvolti in un vero e proprio ciclone.

Vivere all’estero è di per se complicato. Vivere all’estero sapendo che per gli inglesi lo “straniero” è diventato un problema, lo è ancora di più.

Stefano, come tanti altri ragazzi italiani, siciliani e, in questo caso, catanesi vive e lavora a Londra. Una scelta di vita. Per la vita. Una scelta che, criticabile o meno, forzata o meno, è pur sempre dolorosa.

Stefano Amato, catanese di 34 anni, di Londra ha fatto la sua casa, perchè in Inghilterra lavora e al Londra si è sposato con una ragazza canadese.

Stefano è Regional Portfolio Officer per la Siria di Save the Children UK, in pratica segue i programmi per cui SC UK riceve fondi da utilizzare in Siria, dove interviene con azioni di aiuto umanitario e di sviluppo.

Difficile, anche per chi la vive tutti i giorni, raccontare Londra dopo il referendum.

Che effetto Le ha fatto l’esito del referendum?

Principalmente, sono sorpreso e arrabbiato. Ho seguito il conteggio a partire dalle 5 del mattino, quando c’era già una differenza di più di 800,000 voti per il “leave”. Quando si e’ arrivati al milione ho spento la televisione. I toni e gli argomenti della campagna pro-Brexit mi avevano convinto a sostenere l’esito opposto. Sono molto deluso, ma anche curioso di vedere quello che succederà nei prossimi mesi”.
Londra dopo il Brexit”.

Che atmosfera c’è oggi nella capitale?

Surreale. C’e’ da tenere in considerazione che Londra ha votato in modo diverso rispetto al resto dell’inghilterra (e del Galles). Come la Scozia e l’Ulster, Londra ha votato “Remain”. In metro, per le strade, in ufficio, nei locali durante la pausa pranzo, si parla solo del referendum. I miei colleghi inglesi manifestano con noi europei tutto il loro disappunto. Sono arrivati addirittura a scusarsi e a dire di vergognarsi per un risultato che loro stessi considerano difficile da accettare”.

Si aspettava le dimissioni del primo ministro?

“Direi di si’. Alcuni giornali, nei giorni scorsi, hanno parlato di come l’esito di questo voto avrebbe segnato la carriera politica di Cameron. Il referendum è stato lo strumento con cui ha ‘sottratto’ voti alle destre più radicali per stravincere le elezioni di due anni fa. Durante la campagna per il referendum il suo governo si è spaccato sul voto e nuove figure si sono affermate nel partito (su tutte, Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra). Per quanto un nutrito gruppo di parlamentari ieri avesse dichiarato che avrebbero sostenuto il Primo Ministro indipendentemente dall’esito del referendum, penso che Cameron abbia sentito di aver scommesso troppo sul “Remain” per poter continuare a governare”.

Crede che la vita degli italiani potrà cambiare dopo questo risultato?

“Questa e’ la domanda che faccio a me stesso dall’alba di questa mattina. Al momento è difficile rispondere. Questo voto ha innescato un processo che cambierà tutto nel Regno Unito ma non immediatamente. Verosimilmente gli europei che stanno già lavorando e pagando le tasse si guadagneranno il diritto a rimanere. Non penso ci saranno grandi cambiamenti per i prossimi due o tre anni. Dopo, io speriamo che me la cavo!”

Numerosi inglesi hanno dichiarato di aver votato per l’uscita dall’Unione proprio per la paura dell’immigrazione. Ha mai avuto l’impressione di non essere ‘gradito’ a Londra?

“Quello dell’immigrazione e’ stato uno dei temi più abusati dai sostenitori di Brexit. Non c’e’ un’altra città europea altrettanto multiculturale. Dopo Boris Johnson, che molti qui considerano il potenziale nuovo leader del partito conservatore, Londra ha votato poco più di un mese fa un sindaco laburista e musulmano, Sadiq Khan. Il Mayor, oggi su facebook, ha condiviso un messaggio di sostegno per i numerosi cittadini europei che vivono e lavorano a Londra. Tra i miei amici e colleghi non ho ancora trovato una sola persona che abbia votato “Leave”, mentre ho ricevuto molti messaggi di supporto e sostegno. Alcuni hanno espressamente detto che io e mia moglie (canadese) siamo i benvenuti qui e non dobbiamo, nemmeno per un momento, sentirci non graditi. Mi sento ancora il benvenuto a Londra. Nonostante tutto, però, oggi questo sentimento viene dopo lo stupore e la rabbia per l’esito del voto”.

Il suo futuro lo vede sempre in Inghilterra o dopo il Brexit medita un rientro in italia?

“Ho lasciato l’Italia nel 2009 per lavorare nell’ambito umanitario e dello sviluppo internazionale e perche’ la dimensione politica-sociale del nostro paese non mi ha mai soddisfatto. Dopo diversi anni tra Africa orientale e Medio Oriente, io e mia moglie (che ho sposato qui a Londra) avevamo deciso di stabilirci in una città che permettesse a entrambi di trovare stabilità . Londra, in questo senso, ci è sembrata perfetta. Oggi, quei sentimenti che mi hanno allontanato dall’Italia, li provo qui. Al momento non penso di lasciare Londra, ma per la prima volta non mi sembra improbabile l’idea di cercare altrove la stabilità, ma certamente non in Italia…Magari in Canada”

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