La Sicilia è una regione nella quale l’agrumicoltura gioca un ruolo strategico per la sua economia, eppure, da anni si assite ad una vera e propria invasione di agrumi da paesi terzi. Con un’interrogazione alla Commissione europea, l’on. Giovanni La Via (Ap\Ppe), Presidente della commissione Ambiente, Sanità pubblica, Sicurezza alimentare del Parlamento europeo, è tornato a sollevare un caso che riguarda uno dei comparti più importanti per l’economia siciliana, significativa fonte di reddito, spesso costretta a “convivere” con pratiche commerciali sleali e competitor privi degli standard qualitativi necessari.
“Sempre più spesso – commenta La Via – i consumatori che si aspettano di trovare nel banco dell’ortofrutta limoni siciliani, si imbattono in limoni provenienti altri Paesi, come il Cile, l’Argentina o la Turchia, quando i controlli su quesi ultimi hanno dimostrato casi di presenza di prodotti tossici, come il bifenile”, dice l’eurodeputato annunciando battaglia.
“In Europa ci stiamo già battendo su più fronti: innanzitutto perché vengano adottati provvedimenti per sostenere il livello dei prezzi del settore, limitando le importazioni di limoni di bassa qualità da paesi terzi e incentivando la produzione limonicola europea. Poi per contrastare le pratiche commerciali sleali talvolta operate dalla grande distribuzione o lungo la filiera a danno dei produttori di agrumi, e perché siano garantite qualità, trasparenza e sicurezza per i consumatori, affinché possano portare a tavola cibo sano e sottoposto a tutti i controlli fitosanitari necessari”, continua La Via, chiedendo da subito il blocco delle importazioni con le infiltrazioni di prodotti “non sicuri” nei nostri mercati.
Nei limoni, per esempio, il limite massimo di bifenile, una sostanza a certi valori può essere tossica, imposto dalla legislazione europea è di 0,01 microgrammi per Kg, e “questo limite – ribadisce – è stato spesso superato nei controlli, almeno in 10 casi, sui limoni di provevienza turca che hanno fatto riscontrare livelli di 8,56 mg per Kg, quindi enormemente superiori al consentito”. Un “caso”, quello dei limoni turchi che si innesta su una situazione già economicamente debilitata da una contrazione significativa della superficie coltivata a limoneti: “nel 2010 nell’Isola – conclude l’on. La Via – i limoneti si estendevano su una superficie di circa 22.400 ettari, mentre nel 2015 gli ettari sono diventati 17.800”.
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